Spalletti e l'amore eterno
“Se ti fo una carezza è un contatto! Questo non è un contatto, gli ha sciancato una gamba. Quando bacio la mi’ moglie è un contatto uguale, se è rigore non lo so”. Le paralogie e i sillogismi tronchi ci mancavano da troppo tempo, da quando il Patafisico di Certaldo aveva scelto l’esilio gelato ma dorato nella terra dello zar, lasciandoci in balìa, già orfani del Filosofo che eravamo, di improbabili quasi-parlanti italici senza fantasia, tutti inevitabilmente appellati “Mister”.
Su Piero e Giovanna però non ha pronunciato motto, e questo fa onore e dice molto di un uomo che dà sempre l’impressione di essere più complicato persino di come fa giocare le squadre. Piero e Giovanna erano i suoi suoceri, vivevano a Lerici, sul mare. Erano sposati da cinquant’anni, i genitori di Tamara, i nonni dei suoi tre figli. Lui malato da tempo, è morto venerdì. Lei, l’ha seguito poche ore dopo. Quegli amori, quei destini, che meritano quasi invidia. E due giorni dopo lui era lì in panchina, a vedere la sua Roma perdere sotto un diluvio che al confronto gli sarà sembrato niente. Finché non ha messo dentro Totti. Totti che da vent’anni s’è sposato con la Roma, finché morte non li separi. Ma non ancora, non ancora.
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