Paulo Sousa, troppo intelligente per il calcio italiano
L'allenatore della Fiorentina è uno che di bel calcio ci capisce, un tattico, ma in fondo questo è il meno. Soprattutto è un bell’uomo, questo conta già di più
Siccome siamo spericolati, non c’importa che quando leggerete si saprà il verdetto e, nel caso Pioli abbia salvato il collo, probabilmente la nobile testa brizzolata l’avranno tagliata a Paulo Manuel Carvalho de Sousa. Del resto i tifosi della Viola, la cosa più violenta in natura subito dopo l’Isis, gli davano di “gobbo di merda” prima ancora che arrivasse a Firenze. E adesso gliene dicono di ogni, e i Della Valle lo strozzerebbero perché – da uomo intelligente qual è – ha detto la verità: che un talentino come Bernardeschi prima o poi se ne andrà. Sarebbe una perdita per il campionato, però. Paulo Sousa è uno che di bel calcio ci capisce, un tattico, ma in fondo questo è il meno. Soprattutto è un bell’uomo, questo conta già di più. Parla tante lingue, l’italiano meglio di Allegri, dice cose spesso non banali. Insomma è un portoghese: un po’ svogliato un po’ filosofo. Con quell’aria di superiorità che i lusitani si portano dietro, immeritatamente, dai secoli passati. Un adorabile talentuoso. Gli manca la cattiveria e la visionarietà di Mourinho, ovvio. Ma non per niente il Filosofo di Setubal non è portoghese, è un principe di questo mondo.
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