Cristian Brocchi se la va a cercare
In panca ha avuto le sue chance e la sua carriera altalenante. Non sarà per mancanza di talento, ma forse per senso della location
Cristian Brocchi, diciamolo va’, ci è caro per un senso di nostalgia. Dici Brocchi e ti ricordi di Bobo Vieri, pensi a Brocchi e tornano in mente gli anni sgangherati della Milano Bauscia da bere, quando per vedere i giocatori della Beneamata facevi prima ad andare al Pineta di Milano Marittima che alla Pinetina di Appiano Gentile. Si allenavano di più lì. Poi, Bobone, i gol li faceva lo stesso e tutto era perdonato: il cuore della curva è sempre mercenario (chiedete a Maurito Icardi). Invece Brocchi se ne andò, e tempo dopo disse che quello sulla riva morattiana del Naviglio era stato “l’anno più brutto della carriera”. E figurarsi per il popolo bauscia, che, calcisticamente parlando, al nome Brocchi associa soprattutto la stagione in cui i campioni andavano al Milan – Pirlo e Seedorf – e da questa parte traghettavano come dei Renzo Tramaglino in fuga fenomeni come Drazen Brncic e Andres Guglielminpietro.
Detto questo, assiso in panca, Cristian Brocchi ha avuto le sue chance e la sua carriera altalenante. Non sarà per mancanza di talento, ma forse per senso della location. Uno che arrivò sulla panchina del Milan, lo scorso anno, dopo che avevano affondato il buon Sinisa Mihajlovic, e invece di fare prudentemente il pesce in barile disse “noi dell’acquario siamo tipi tosti”, se la va a cercare. Poi è arrivato a Brescia, città stagna che pensa più al tondino che agli acquari, ma dalla quale sono transitati signori come Roby Baggio e Pep Guardiola. E’ andata com’è andata, Brocchi ha fatto 31 punti in 30 partite, la squadra è in zona retrocessione. E’ stato esonerato. Al suo posto arriva Gigi Cagni, che è di Brescia e nelle Rondinelle ci ha giocato. E da Milano Marittima, a giudicare dalla faccia, non c’è mai neanche passato.
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