Cristian Brocchi (foto LaPresse)

Cristian Brocchi se la va a cercare

Maurizio Crippa

In panca ha avuto le sue chance e la sua carriera altalenante. Non sarà per mancanza di talento, ma forse per senso della location

Cristian Brocchi, diciamolo va’, ci è caro per un senso di nostalgia. Dici Brocchi e ti ricordi di Bobo Vieri, pensi a Brocchi e tornano in mente gli anni sgangherati della Milano Bauscia da bere, quando per vedere i giocatori della Beneamata facevi prima ad andare al Pineta di Milano Marittima che alla Pinetina di Appiano Gentile. Si allenavano di più lì. Poi, Bobone, i gol li faceva lo stesso e tutto era perdonato: il cuore della curva è sempre mercenario (chiedete a Maurito Icardi). Invece Brocchi se ne andò, e tempo dopo disse che quello sulla riva morattiana del Naviglio era stato “l’anno più brutto della carriera”. E figurarsi per il popolo bauscia, che, calcisticamente parlando, al nome Brocchi associa soprattutto la stagione in cui i campioni andavano al Milan – Pirlo e Seedorf – e da questa parte traghettavano come dei Renzo Tramaglino in fuga fenomeni come Drazen Brncic e Andres Guglielminpietro.

 

Detto questo, assiso in panca, Cristian Brocchi ha avuto le sue chance e la sua carriera altalenante. Non sarà per mancanza di talento, ma forse per senso della location. Uno che arrivò sulla panchina del Milan, lo scorso anno, dopo che avevano affondato il buon Sinisa Mihajlovic, e invece di fare prudentemente il pesce in barile disse “noi dell’acquario siamo tipi tosti”, se la va a cercare. Poi è arrivato a Brescia, città stagna che pensa più al tondino che agli acquari, ma dalla quale sono transitati signori come Roby Baggio e Pep Guardiola. E’ andata com’è andata, Brocchi ha fatto 31 punti in 30 partite, la squadra è in zona retrocessione. E’ stato esonerato. Al suo posto arriva Gigi Cagni, che è di Brescia e nelle Rondinelle ci ha giocato. E da Milano Marittima, a giudicare dalla faccia, non c’è mai neanche passato.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"