Parlare di Pippo Inzaghi fa bene al calcio
Era caduto sulla panchina bassa, ma non ha frignato per la malasorte. E, a differenza di Roberto Mancini, non è stato ad aspettare un club miliardario che lo richiamasse
Parliamo di Pippo. Pur di non parlare di Stefano e Vincenzo, pronti a far da comparse nel prossimo remake di Verdone, “C’erano due cinesi in coma”, parleremmo anche di Pippo l’amico di Topolino. Parlare di Simone è fin troppo facile, lo lasciamo ad altri. Simone che ne ha rifilati sette alla Samp, Simone che ha malmenato la Roma, Simone che sta lì in alto al quarto posto, e nessuno ci scommetteva. Simone che era meno forte sul campo e a cui ora Pippo regala complimenti da allenatore. Parliamo di Pippo Inzaghi, insomma. Che adesso si toglie un sassolino con il Cav., “quello non era un Milan che poteva vincere, non avevamo uomini per vincere, però le aspettative del presidente erano quelle di vincere, ed era impossibile”. Pippo che era caduto sulla panchina bassa. Ma è uno orgoglioso, non ha frignato per la malasorte. Non è stato ad aspettare un club miliardario che richiamasse, à la Robi Mancio. Ha preso ed è andato in Laguna, sprofondo melma. E ha preso il Venezia in Lega Pro. Un posto di lavoro in un bel posto. E ha riportato il Venezia in serie B. E ha vinto la Coppa Italia di Lega Pro. “Avevamo un grande obiettivo: tornare in serie B. Abbiamo reso tutto semplice agli occhi di tutti. Non abbiamo vinto, abbiamo stra-dominato e questo deve essere di grande orgoglio”. E adesso, a fine mese, si gioca quella strana cosa che è la Supercoppa di Lega Pro. E hai visto mai che facesse triplete? E intanto a chi gli chiede del futuro risponde: io a Venezia sto bene, ho un anno di contratto. Il lavoro è il lavoro e va fatto bene. E fare sempre gol è il suo mestiere. Giocasse pure in un campiello sbilenco. Senza lamentarsi, senza invidia manco per suo fratello. Ecco, parliamo di Pippo: fa bene al calcio.
Il Foglio sportivo - in corpore sano