L'Aula del Congresso degli Stati Uniti

Il Papa conteso al Congresso che lotta sui finanziamenti all'aborto

La guerra culturale permanente all'assemblea di Washington

Washington. Il Congresso che domani accoglie Francesco è un’assemblea in guerra culturale permanente, con i democratici che trepidano nella speranza di una carezza del Papa nel verso giusto e i repubblicani che garbatamente arricciano il naso quando il discorso finisce su climate change, diseguaglianze economiche, immigrazione. Ma la issue che domina il dibattito di questi giorni a Capitol Hill è l’attività di Planned Parenthood, ovvero aborto e contraccezione, non proprio i temi sui quali i progressisti sperano di trovare terreno comune con il Papa. La settimana scorsa la Camera ha approvato una misura per chiudere temporaneamente il rubinetto dei finanziamenti pubblici all’associazione che provvede servizi sanitari, un’interruzione di un anno che permetterebbe di condurre un’inchiesta sulle pratiche raccontate da una serie di video girati da un’associazione pro life e che hanno fatto il giro del mondo.

 

Gli attivisti riprendono alcuni dirigenti di Planned Parenthood mentre discutono a tavola dell’uso di organi e tessuti dei feti per la ricerca medica. Quando la bolla di Planned Parenthood è scoppiata in mondovisione, il cardinale di Boston, Sean O’Malley, si è espresso duramente contro la cultura dell’aborto e “la pratica comune di ottenere organi fetali”, azioni che “non rispettano l’umanità e la dignità della vita umana”. O’Malley faceva riferimento alla “cultura dello scarto” condannata da Francesco, e aveva raccomandato di mettere questi fatti “al centro dell’attenzione nella presente controversia pubblica”. Così è stato. Facendo leva sulla legge che vieta di finanziare l’aborto con fondi federali, alcuni repubblicani al Congresso hanno introdotto disegni di legge per togliere i finanziamenti a Planned Parenthood, e hanno subordinato a questo passaggio il voto alla legge di bilancio, minacciando lo shutdown dei servizi federali, che scatterà il 1° ottobre in assenza di un accordo. E’ la stessa strategia usata nel 2013 con il definanziamento dell’Obamacare. Allora il tentativo politico fallì, e rischia di fallire anche questa volta, visto che gli sfilacciati repubblicani non hanno i 60 voti al Senato necessari per passare la misura e l’establishment del partito vuole evitare di passare un’altra volta come la causa di un impopolare shutdown. La senatrice repubblicana Kelly Ayotte ha pubblicamente contestato la linea del definanziamento dell’associazione con un disegno di legge, suggerendo che non vale la pena andare a un scontro che non si può vincere.

 

[**Video_box_2**]Ma il senatore Ted Cruz, fra gli animatori della fronda anti Planned Parenthood, ha indetto una “guerra di fede” che poco si cura dell’esito immediato della singola battaglia. Quello che conta, per dirla con l’espressione cara a Barack Obama, è stare dalla parte giusta della storia per quanto riguarda aborto e contraccezione. “Se pensano di far sentire il Papa più benvenuto, si sbagliano”, ha detto al New York Times Nancy Pelosi, leader dell’opposizione democratica che è cattolica in tutto, salvo quando si parla di vita e famiglia. Nello stesso articolo il direttore dell’associazione National Right of Life, David O’Steen, ricorda con tagliente understatement che “da quello che capisco questa non è considerata una questione minore dalla chiesa”. Ma la chiesa, nella versione che piace ai democratici, “non deve necessariamente parlare con una sola voce”, come ha ricordato la cattolica Kathleen Sebelius, esecutrice dell’Obamacare; e dunque nell’abbraccio misericordioso della chiesa conciliante ci sta l’editoriale con cui il New York Times vorrebbe convincere Francesco ad aprire ai contraccettivi sulla base della popolarità di cui la pillola gode fra i cattolici in molti paesi, ma ci sta pure, a quanto pare, anche il voto con cui la sinistra ieri ha bloccato al Senato il disegno di legge che avrebbe messo fuori legge l’aborto dopo la ventesima settimana. Un sondaggio di HuffPost/YouGov, non proprio un istituto di reazionari, dice che il 59 per cento degli americani è contrario all’aborto nella fase avanzata della gravidanza, ma in questo caso la popolarità non offre indicazioni prescrittive né ricette politiche per chi fa le leggi. “Quando il Papa avrà ascoltato i cattolici ordinari sul modo in cui le regole sulla contraccezione hanno un effetto sulle loro vite, potrebbe essere più aperto a rivalutarle”, scrive il Times. Difficilmente potrà ascoltare i cattolici ordinari che sono vittime delle regole civili sull’aborto.

 

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