Niente botti nel gran finale di Francesco in America
Philadelphia. Papa Francesco conclude la sua visita negli Stati Uniti con la messa all’Incontro mondiale delle famiglie di Philadelphia, incorniciata da una folla a perdita d’occhio in una città festante e sigillata con misure di sicurezza eccezionali. L’omelia è stata l’ultima occasione in cui il Papa ha parlato, e non è stata una lezione né una prolusione sul tema della famiglia – che pure l’arcivescovo di Philadelphia, Charles Chaput, ha diverse volte evocato anche nelle sue sporgenze politiche – semplicemente un’omelia. Chi si aspettava che Francesco approfondisse le “sfide” che la famiglia deve affrontare in questo momento “critico”, spunti seminati negli interventi dei giorni scorsi, è stato preso in contropiede dalle parole semplici di un Papa a vocazione pastorale, lo stesso che qualche ora prima aveva invitato il clero della Pennsylvania a “investire le energie non tanto nello spiegare e rispiegare i difetti dell’attuale condizione odierna e i pregi del cristianesimo”, quanto nel predicare con l’esempio. E’ partito dalle frizioni descritte nelle letture del giorno per formulare un ammonimento in tipico stile bergogliano: “La tentazione di essere scandalizzati dalla libertà di Dio, il Quale fa piovere sui giusti come sugli ingiusti, oltrepassando la burocrazia, l’ufficialità e i circoli ristretti, minaccia l’autenticità della fede e, perciò, dev’essere respinta con forza”.
A questo ha collegato direttamente la critica a una certa forma di tribalismo religioso, altre esemplificazione di un tema ricorrente in questi giorni, quello della perniciosa tentazione di dividere il mondo in buoni e cattivi: “Mettere in dubbio l’opera dello Spirito, dare l’impressione che essa non ha nulla a che fare con quelli che non sono ‘del nostro gruppo’, che non sono ‘come noi' è una tentazione pericolosa”. Non soltanto “blocca” la conversione, ha detto il Papa, “ma costituisce una perversione della fede”. La fede, invece,”apre la ‘finestra’ alla presenza operante dello Spirito e ci dimostra che, come la felicità, la santità è sempre legata ai piccoli gesti”, e su questo punto il Papa ha intessuto una tela di riferimenti ai piccoli gesti di amore che punteggiano le giornate delle famiglie, ancora una volta insistendo su un registro colloquiale, senza espliciti affondi teoretici.
[**Video_box_2**]Dalla casa, intesa come focolare ma anche come “chiesa domestica”, Francesco è passato all’appello per la casa comune, che “non può tollerare divisioni sterili”. L’auspicio, già formulato nell’enciclica Laudato Si’ e reiterata in questi giorni americani, è quello di “unire l’intera famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare”, un ideale di armonia che tocca credenti e uomini di buona volontà: “Ogni persona che desideri formare in questo mondo una famiglia che insegni ai figli a gioire per ogni azione che si proponga di vincere il male – una famiglia che mostri che lo Spirito è vivo e operante – troverà la nostra gratitudine e la nostra stima, a qualunque popolo, regione o religione appartenga”, ha detto il Papa prima di salutare la folla con l’usuale richiesta di pregare per lui. Al termine della cerimonia Monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio della famiglia, ha annunciato che il prossimo Incontro mondiale si terrà a Dublino nel 2018.
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