Lacrima

Stefano Di Michele

Come quella di Bobby Solo, pure in politica ogni tanto si vede spuntare “una lacrima sul viso”.

    LACRIMA s. f. (Treccani: “Stilla di umore, secreto da apposite ghiandole dell’occhio…”). Come quella di Bobby Solo, pure in politica ogni tanto si vede spuntare “una lacrima sul viso”. Così – canterino sotto l’effetto Sanremo e soprattutto per l’approvazione della riforma – “ho capito molte cose”, ha confidato Renzi ai soci del Nazareno, osservando quelle copiose che, a suo parere, stillavano sotto le ciglia dell’on. forzista Elena Centemero, rimasta solitaria come un pizzo alpino a sorvegliare l’aula di Montecitorio al momento del voto, dopo che tutti quelli dell’opposizione l’avevano abbandonata. “Piangeva al momento del voto finale e continuava a ripetere: ‘Dovevamo esserci anche noi, non riesco a capire perché ce ne siamo andati’. Piangeva, capite?”. Roba che, solo a sentirla, pareva la scena finale di “Blade Runner” – come lacrime nella pioggia, tale e quali le lacrime nelle riforme: al racconto di Renzi, si era commosso pure il capogruppo Speranza, pure il senatore Zanda pareva avere qualcosa da turbata damina. Lacrime? Macchè lacrime – ha fatto invece sapere la diretta interessata, col ciglio asciutto, col piglio da Steven Seagal e senza nemmeno un kleenex a portata di mano: “Caro Matteo, stai sereno: le lacrime in aula casomai sono quelle dei tuoi”. E sempre casomai, più a sinistra, a volerle trovare, si trovano copiose le lacrime – e figurarsi il povero Renzi, tra quelle che vede e quelle che il suo partito ogni giorno gli farebbe versare, non fosse uno tosto cresciuto a lampredotto e “Ruota della fortuna”. Perciò: ha pianto Livia Turco, “mi fa soffrire vedere tanti che non si iscrivono al Pd”, la Mogherini singhiozzava quando è stata nominata lady Pesc, la Bindi ha ceduto appena  eletto Mattarella (con solita, infelice battuta di Berlusconi a contorno), la Boschi si è lasciata andare alla Leopolda (“Mi sento a casa mia”: che fa, scoppia in lacrime tutte le sere, quando mette piede nel tinello?). Più oltre: anni fa piangeva Fassino al congresso di fondazione del Pd, piangeva la Finocchiaro (“Violante asciugò le lacrime”, secondo le cronache dell’epoca) quando rimirò il simbolo del Pds che sostituiva quello del Pci, “ho visto arrivare per fax il simbolo del nuovo partito e non ho retto”, e copiosamente, e pubblicamente, lassù sul palco rosso, lacrimava commosso Achille Occhetto al congresso del dopo Bolognina. Ma per il resto, niente: giura, la forzista, che mai qualcosa da sotto le ciglia le spuntò davanti a Renzi. Anche perché, onestamente: se ha qualche lacrima da versare, meglio che la tenga da parte per il suo, di partito. Ne avrà forse necessità e occasione.