Massimo Gramellini (foto LaPresse)

L'ira a favore di populismo di Gramellini sui milionari dello Star System: miserabili!

Rocco Todero

Le amnesie dell'editorialista del Corriere della Sera sui benefici dell'egoismo dei milionari

Sabato 5 agosto Massimo Gramellini sul Corriere della Sera ha utilizzato la clava del moralismo a buon mercato per colpire sotto la cintura gli ospiti presenti alla celebrazione del matrimonio del calciatore del Barcellona Leo Messi, accusati di essere dei “miserabili”. L’editorialista del giornale di via Solferino ha tentato di insaporire il suo “caffè” quotidiano con una sana dose di zucchero fustigatore raccolto fra la canicola estiva, scarsa evidentemente di sollecitazioni utili a più meritevoli considerazioni da offrire sul principale quotidiano nazionale.

 

Shakira, il marito Piquet, Neymar ed altri numerosi milionari appartenenti al mondo dello Star System si sarebbero macchiati di tirchieria per avere raccolto solo poche decine di migliaia di euro a favore di un’organizzazione non governativa argentina che il famoso sposino aveva indicato quale possibile beneficiaria dei doni nuziali dei suoi ricchissimi invitati.
La paternale da oratorio, declinata con le modalità dello sfottò censorio, non ha risparmiato nessuno. A Gramellini non è andato giù che Shakira, la quale “ad ogni vibrazione d’ugola guadagna quanto il prodotto interno del Mozambico”, abbia contribuito alla lodevole iniziativa benefica solo per poche decine di euro, né che il marito della starletta capricciosa, il difensore del Barcellona Piquet, reo di avere poco prima “fatto una donazione di 15 mila dollari a un casino (con l’accento)”, abbia maturato altrettanto convincimento.

 

Nel preparare il suo caffè mattutino Gramellini però ha dimenticato di aggiungere alcuni ingredienti che avrebbero consentito ai suoi lettori di apprezzarne il gusto più agro dolce ma proprio per questo più genuino.

 

Shakira, Piquet, Neymar e compagnia milionaria festeggiante rappresentano, innanzitutto, la punta di alcuni iceberg economici mastodontici che forniscono lavoro e distribuiscono ricchezza a migliaia di persone sparse in giro per il mondo. Sotto i guadagni da capogiro di cantanti e calciatori fioriscono un’infinità di stipendi e parcelle destinate a professionisti e lavoratori di ogni ordine e grado che alimentano e si alimentano di sport, televisione, giornalismo, turismo, trasporti, pubblicità ed intrattenimento vario.

 

Si tratta di una ricchezza (e Gramellini dovrebbe saperlo) che non si regge su capacità professionali valorizzate in virtù di spintarelle politiche, di raccomandazioni, di interferenze del potere politico - finanziario, ma di una enorme opulenza che si fonda sulla valorizzazione professionale di talenti che vengono costantemente apprezzati dal libero giudizio di milioni di consumatori, anch’essi oramai sparsi per ogni latitudine.

 

Non di aristocrazia parassitaria ed improduttiva che vive di rendita stiamo discorrendo, dunque, ma dell’innegabile merito di gente venuta dal nulla che oggi rappresenta il motore di sistemi produttivi di dimensione planetarie, grazie ai quali un numero indefinito di persone si guadagna onestamente da vivere.

 

Si deve ancora aggiungere che i milionari spendono e spandono denaro nell’acquisto di beni e servizi anche di lusso che sono prodotti da intere filiere produttive che impiegano un numero imprecisato di lavoratori. Dall’auto sportiva, al gioiello costosissimo, alla vacanza proibitiva, alla villa sontuosa, non vi è bene o servizio acquistato dai milionari che non alimenti un circuito produttivo che arricchisce migliaia di comuni mortali.

 

Resta il fatto, si dirà, che acquistare e vendere non c’entrano nulla con la beneficienza e che si è persa un’occasione per aiutare chi sta peggio di noi.

 

E’ vero, ma solo in parte. E’ più corretto affermare che si è persa un’occasione per distribuire diversamente la ricchezza disponibile di alcuni milionari, ma questo non sembra essere un buon motivo per apostrofarli col poco nobile epiteto di “miserabili”, al riparo, peraltro, dal rischio di essere perseguito legalmente dai diretti interessati (figuratevi se Shakira o Neymar leggono il Corriere della Sera). Anche perché fosse stata Shakira ad ingiuriare Gramellini, il nostro avrebbe probabilmente ricevuto un cospicuo risarcimento che non avrebbe intaccato sensibilmente il patrimonio della pop star, mentre del contrario è lecito dubitare seriamente. Sottilissime sfumature fra due aggettivi, misero e miserabile.