Le polemiche sulle candidature per il rinnovo del Parlamento confermano che "lo spirito del tempo" è impazzito
Lo spirito del tempo è impazzito, non gliene va giù una, nemmeno quando la Politica si muove secondo le regole di Santa Madre Natura
Lo spirito del tempo è impazzito, non gliene va giù una, nemmeno quando la Politica si muove secondo le regole di Santa Madre Natura.
Allo Zeitgeist non va a genio che il gruppo dirigente di un qualsiasi partito selezioni le candidature in vista delle elezioni nazionali per preservare la propria sopravvivenza e l’indirizzo politico che quella formazione vuole esprimere una volta arrivata in Parlamento. Nè tollera, il clima dell’epoca, che deputati e senatori avvezzi da anni a calcare le scene parlamentari cedano il passo a candidati di primo pelo, come se, da un lato, si privasse la Nazione dell’insostituibile opera di statisti eccelsi di cui nessuno avrebbe apprezzato sinora il rango e, dall’altro, si concedesse immeritato spazio a parvenus sulle cui infime qualità si dovrebbe scommettere ancor prima di averle visti all’opera.
Intento a percorrere per intero la china che condurrà ragionevolmente in fondo al baratro, lo zeitgeist vede solo l’esigenza di garantire immonda e meschina fedeltà al “Capo” anche laddove si annida, forse molto più comunemente, l’intento di assicurare sufficiente omogeneità alla squadra che dovrà sorreggere un programma politico coerente una volta arrivato il momento di discutere di come dare al Paese un qualche Governo.
All’improvviso la cultura del tempo anela ad un partito che pulluli di candidati indipendenti e di professionisti con la stigmate del merito conquistato su un campo che non sia politico, affinché si possa assistere finalmente allo sberleffo di chi dica “no” agli ordini che arriveranno dall’alto e si dia forza, allo stesso tempo, ad un caravanserraglio che assicuri stabilità di Governo, omogeneità dell’indirizzo politico e lotta senza quartiere al trasformismo parlamentare, non si sa bene come.
Lo Zeitgeist è scatenato, pretende che i collegi uninominali siano contesi dalle leadership di partito, alle quali, però, non deve essere assicurato il paracadute della candidatura nei collegi proporzionali per l’ipotesi di sconfitta nella battaglia corpo a corpo, perché sarebbe preferibile, per lo spirito del tempo, che una volta battuto sparisca il candidato dirigente dalla faccia della terra politica per lasciare spazio ad illustri sconosciuti, degni pretendenti di un seggio parlamentare assegnato da milioni di elettori che hanno espresso la preferenza esclusivamente per il partito che quel candidato (grazie anche alla sua classe dirigente) ha graziosamente ospitato.
Lo spirito del tempo è impazzito e continuando così difficilmente rinsavirà presto.