La democrazia a cinque stelle è la democrazia dei narcisisti
L’individuo che anima la democrazia diretta “è chiuso in sé stesso; non ascolta, rifiuta le interpretazioni e valutazioni della realtà che gli provengono dall’esterno; si fida soltanto del proprio giudizio
Coloro che fino adesso hanno nutrito il sospetto che la democrazia diretta rappresentasse un regime istituzionale proposto ad uso e consumo dei narcisisti, di quanti, cioè, utilizzano in ogni ambito sé stessi come misura e parametro di tutte le cose, possono oggi avvalersi di una autorevole interpretazione storica per convalidare la loro tesi.
Nel suo ultimo libro, “La democrazia del narcisismo”, infatti, il professor Giovanni Orsina, docente di storia contemporanea all’Università Luiss “Guido Carli” di Roma, ha descritto, abilmente ed in maniera convincente, i caratteri antropologici e psicologici che l’archetipo del cittadino democratico ha assunto negli ultimi trecento anni all’interno delle società occidentali (e di quella italiana in particolare), dimostrando come si siano sempre più intensificati i tratti narcisistici nell’uomo qualunque.
Ricostruendo il pensiero di Alexis de Tocqueville, Ortega Y Gasset e Johan Huizinga, il professor Orsina è giunto alla conclusione, del tutto condivisibile, secondo la quale storicamente la democrazia tende a degenerare in un regime al cui interno l’individuo diventa uomo - massa, un soggetto che “convinto com’è delle proprie ragioni, e maldisposto a riconoscere che chicchessia possa saperne più di lui e sovrastarlo - non s’accontenta più di scegliere chi governa, ma pretende di governare direttamente, in prima persona, di imporre e dar vigore di legge ai suoi luoghi comuni da caffè”.
L’individuo che anima questa democrazia “è chiuso in sé stesso; non ascolta; rifiuta le interpretazioni e valutazioni della realtà che gli provengono dall’esterno; si fida soltanto del proprio giudizio. Il suo rapporto col mondo è interamente determinato dal filtro di una prospettiva soggettiva non educata né maturata dal confronto.”
A nulla vale pensare che la presunzione fatale dell’uomo - massa di riuscire a governarsi da sé in ogni ambito della quotidianità possa essere adeguatamente supportata dai diffusi ed elevati livelli di istruzione garantiti dalle liberal democrazie, poiché senza un solido riferimento culturale che possa consentire di comprendere l’enorme vastità della complessità contemporanea, come ha sostenuto Huizinga, “l’istruzione rende sotto-istruiti. E’ un orribile gioco di parole; ma purtroppo contiene un senso profondo”.
Il professor Orsina ricostruisce le principali tappe che hanno visto l’intero sistema politico occidentale (ed italiano in special modo) cedere di fronte alle pressanti richieste dei narcisisti democratici di governarsi da sé, seppur privi di adeguate conoscenze e competenze, ed evidenzia come, ad esempio, proprio per questa ragione si sia sempre più frequentemente utilizzato l’istituto del referendum, sempre più spesso fatto appello da parte delle leadership alla volontà del popolo, sempre più intensamente avvertita la necessità di affidare a tecnostrutture immuni dal giudizio elettorale la competenza ad adottare scelte politiche particolarmente impegnative.
Il lettore non può che andare con il pensiero al successo elettorale di cui nell’ultimo decennio ha goduto in Italia il movimento cinque stelle.
Chi coglie il senso degli eventi narrati è portato inevitabilmente ad istaurare dei raffronti e a ritenere che l’apice dell’affermazione della democrazia dei narcisisti sia stato raggiunto proprio il 4 marzo scorso, allorché la maggioranza relativa degli italiani ha confidato in una formazione politica che, nell’ordine, blandisce l’uomo qualunque innalzandolo a giudice e misura di ogni verdetto, rifiuta il parere ed i consigli degli esperti anche in campo scientifico, nega validità ai meccanismi della rappresentanza politica a vantaggio dell’interrogazione dell’opinione del cittadino sovrano, in realtà novello uomo - massa.
Senza volere apparire inutilmente allarmistici non ci si dovrebbe esimere, poi, dal prendere in considerazione i pericoli che potrebbero derivare dall’affermazione definitiva ed irreversibile di una democrazia del narcisismo rispetto alla quale il movimento cinque stelle pare non volere in alcun modo deflettere.
Sappiamo ciò che è accaduto già in passato, a cavallo fra le due guerre mondiali, quando il narcisista è impazzito, non ha saputo mettere a frutto i talenti che credeva (da presuntuoso qual è) di possedere, non è riuscito a distinguere più il vero dal falso ed il bene dal male, e si è affidato alla violenza dei regimi autoritari per tagliare gli innumerevoli ed inestricabili nodi gordiani di cui avvertiva la stretta sempre più intensa.
La democrazia a cinque stelle è la democrazia dei narcisisti, possiamo ancora fare qualcosa o dobbiamo rassegnarci a quello che affermava Ortega y Gasset e cioè che “L’uomo massa non bada a ragioni e apprende solamente nella sua stessa carne”?