Da carta straccia a oro della Patria. Titoli di Stato e capriole della Lega Nord
Nel 1992 erano carta straccia, nel 2007 moltiplicatori di spesa pubblica ed investimenti a perdere. Oggi i titoli di Stato sarebbero diventati miracolosamente la salvezza dell'Italia
Nel 1992 Matteo Salvini aveva appena 19 anni, non ricopriva incarichi di rilievo all’interno della Lega Nord, ma era sicuramente già ben informato dei programmi del partito guidato allora da Umberto Bossi. L’anno successivo sarebbe divenuto consigliere comunale a Milano e non avrebbe più lasciato quello scranno sino a qualche giorno fa.
Difficile, pertanto, pensare che l’attuale Ministro dell’Interno non abbia condiviso i proclami della prima rivolta fiscale che il suo partito sbandierò ai quattro venti in quello stesso anno e durante la quale fu rivolto un messaggio ai cittadini italiani, contro lo Stato centralista dispensatore di spesa pubblica inefficiente e destinata all’assistenzialismo: non acquistate BOT, sono carta straccia!
Nel 2007 l’attuale segretario della Lega Nord aveva già guadagnato visibilità all’interno del partito ed aveva consumato anche il primo incarico di parlamentare europeo. Avrà avuto, pertanto, maggiore consapevolezza dell’annunciata seconda rivolta fiscale che si condensava in ben 13 punti, fra i quali erano degni di nota: il rifiuto di versare l’8 per mille allo Stato, la volontà di astenersi dall’acquisto dei biglietti delle lotterie statali, l’abolizione del sostituto d’imposta e l’astensione dall’acquisto di titoli di Stato e quindi del debito pubblico.
Al punto 8 della rivolta fiscale la Lega ribadiva come non si potessero sottoscrivere titoli di uno Stato che li usa solo per fare spesa pubblica o investimenti a perdere. Dopo undici anni e una serie interminabile di salti carpiati con giravolte spaziali, oggi la Lega Nord per bocca del suo segretario dichiara che “Il fatto che bisogna aiutare chi investe in titoli di Stato italiani è una nostra convinzione da anni.” Da carta straccia a oro alla Patria, da Roma ladrona a Roma pappona.