Dentro le caverne della giustizia amministrativa
Il Governo guidato da Di Maio e Salvini ha reso definitivo l'obbligo di depositare una copia cartacea del ricorso nonostante l'obbligatorietà del processo amministrativo telematico. Follia.
Ci sono storie che non riescono a conquistare nemmeno un trafiletto nella pagina interna d'un voluminoso quotidiano nonostante rappresentino l’emblema della schizofrenia in cui versa un intero Paese.
E’ il caso della vicenda del PAT, il processo amministrativo telematico, introdotto oramai due anni addietro.
Dal 1 gennaio 2017, infatti, i ricorsi presentati ai Tribunali Amministrativi Regionali e al Consiglio di Stato devono essere depositati esclusivamente con modalità telematica. L’avvocato non è più costretto a predisporre da tre a cinque voluminosi fascicoli (ciascuno dei quali a sua volta composto da centinai di pagine), non è obbligato a recarsi al Tribunale per effettuare il deposito e non deve vivere con l’ansia di chiedere ogni giorno in cancelleria se la controparte processuale ha depositato memorie e documenti per poterli ritirare in seguito.
Il difensore può depositare atti e documenti a qualsiasi ora e da qualsiasi posto; dall’ufficio, da casa o da sopra il treno. Può controllare lo stato del fascicolo dal telefono cellulare e può leggere gli atti depositati dagli avversari, comodamente seduto, da qualsiasi parte del globo.
Gli studi legali possono fare a meno dell’assistenza dell’avvocato domiciliatario e risparmiare i relativi costi; non è più necessario che il procuratore di Catania invii un voluminoso plico a quello di Roma per effettuare il deposito presso il TAR del Lazio, ad esempio, e non serve più che il collega di Roma si rechi in Tribunale per prelevare la memoria di controparte da inviare via fax al dominus della causa che opera prevalentemente in Sicilia.
Le sentenze scritte dai magistrati amministrativi sono adesso depositate per via telematica; una pec avvisa l’avvocato della pubblicazione del provvedimento che può essere letto on line e non v’è più necessità di richiederne una copia conforme presso la cancelleria del Tribunale per potere procedere alla notifica all’avversario o al deposito dell’atto d’appello.
Il legislatore, però, per una ragione imperscrutabile, ha disposto, nonostante l’introduzione del PAT, l’obbligo per gli avvocati di depositare presso la cancelleria del Tribunale una copia cartacea del ricorso e degli altri scritti difensivi depositati per via telematica. Senza la copia cartacea l’avvocato non vedrà fissata né la camera di consiglio per la discussione della richiesta sospensiva in via d’urgenza, né l'udienza cosiddetta di merito.
L’obbligo di depositare la copia cartacea è stato introdotto prima in via transitoria per tutto il 2017, poi, in via ancora transitoria, per tutto il 2018. Adesso, il Governo e la maggioranza giallo verde hanno deciso di eliminare qualsiasi transitorietà e di rendere il deposito cartaceo un obbligo definitivo, senza alcun scadenza.
Tutti i vantaggi che il PAT ha introdotto in termini di maggiore produttività, risparmio di costi, tempi ed energie, maggiore flessibilità del lavoro per gli avvocati, sono, ipso facto, azzerati dall’obbligo di depositare comunque una copia cartacea (asseverata dalla firma del difensore).
Chi scrive ha assistito personalmente, nel corso di un convegno, all’esposizione d'un Presidente di Sezione del Consiglio di Stato che perorava la necessità del deposito della copia cartacea con la difficoltà di consultare contestualmente, a mezzo monitor del computer, il contenuto del ricorso e quello dei documenti allegati.
Il Movimento cinque stelle e la Lega hanno dato ragione all’anziano Presidente: nell’anno del Signore 2019 il deposito della copia cartacea (nonostante l’obbligatorietà del PAT) rappresenta ancora un adempimento indispensabile senza il quale è necessario procedere all’arresto del processo amministrativo e al rinvio sine die della tutela dei diritti dei cittadini.
Benvenuti nella preistoria.