Il ruggito che Conte non riesce ad emettere
A Repubblica il Presidente del Consiglio confessa di avere pensato a Winston Churchill in questi giorni. Ma senza giovamento a quanto pare.
Nel corso di un’intervista rilasciata a Repubblica Giuseppe Conte ha detto di avere ripensato in questi giorni a Winston Churchill e alle difficoltà che il premier inglese dovette affrontare nell’ora più buia per la nazione britannica durante la seconda guerra mondiale.
Un parallelismo dal quale il Presidente del Consiglio sembra non avere tratto alcun insegnamento.
Si può ragionevolmente ritenere, infatti, che davanti alla crisi scatenatasi a seguito della diffusione del coronavirus il Primo Ministro del Governo di Sua Maestà avrebbe incardinato l’azione dell’Esecutivo sui binari della fermezza, dell’autorevolezza e dell’unità.
Ai Governatori delle regioni che fanno le bizze per sculettare come le prime ballerine del cabaret, Churchill avrebbe minacciato l’applicazione del secondo comma dell’articolo 120 della Costituzione repubblicana che autorizza il Governo nazionale a sostituirsi alle regioni in caso di grave pericolo per l’incolumità e la sicurezza pubblica ovvero quando lo richiede la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e politici. Con il suo famoso ruggito del leone il premier britannico avrebbe risposto a muso duro a quelli che hanno dimenticato come l’articolo 116 della Carta fondamentale vieti espressamente alle regioni di limitare la libertà di circolazione e movimento dei cittadini italiani.
Con una battuta fulminante Winston avrebbe annichilito coloro che non riescono a comprendere come la crisi del coronavirus non sia solo una questione di salute, ma coinvolga una molteplicità di ambiti che si intersecano gli uni con gli altri (salute, circolazione, economia, ordine pubblico) e che per tale ragione le competenze devono rimanere prevalentemente nelle mani dello Stato, soprattutto in momento di grande smarrimento.
E se tutto ciò non fosse bastato avrebbe fatto appello al Parlamento per ottenere un’investitura ampia e condivisa per guidare la crisi riducendo al minimo la contrapposizione fra maggioranza e opposizione.
Di certo Winston Churchill avrebbe predisposto per tempo tutti i servizi delle forze di polizia per assicurare una meticolosa osservanza delle disposizioni dettata con l’ormai famoso DPCM dell’8 marzo, avrebbe chiuso le stalle prima che i buoi fossero scappati e avrebbe utilizzato sempre parole chiare e inequivoche in ogni atto e in qualisiasi circostanza. Con mano ferma avrebbe assicurato il coordinamento di ogni singolo ramo dell'amministrazione statale.
Ci avrebbe intrattenuto alla radio promettendoci sudore, lacrime e sangue e avrebbe riportato ordine e sicurezza in pochissimo tempo anche dentro le carceri in rivolta.