Nessun segreto sul lockdown, ma la trasparenza è rinviata a data da destinarsi
Il Capo della Protezione Civile dice che le valutazioni del comitato tecnico-scientifico non sono state segretate, ma per ora non possiamo leggerle. Misteri
Al minuto 36 della videoregistrazione della conferenza stampa di lunedì 20 aprile potete ascoltare il responsabile della Protezione Civile, dott. Borrelli, affermare, opportunamente sollecitato da un giornalista del quotidiano Il Riformista, che i verbali del comitato tecnico-scientifico che ha supportato le decisioni del Presidente del Consiglio assunte con i vari DDPCM, non sono segretati.
Il Capo del Dipartimento, però, ha anche detto che i verbali non saranno immediatamente disponibili al pubblico perché l’amministrazione sta valutando i tempi entro i quali renderli accessibili. Pur non essendo segretati, infatti, i verbali conterebbero dati sensibili, secondo Borelli, e, sopratutto, recherebbero valutazioni che non è ancora il momento di diffondere apertamente.
Alla risposta del Responsabile della Protezione civile non è seguita alcuna controreplica, come è naturale che avvenga nel corso di una ordinata conferenza stampa, ma, tralasciando tutte le considerazioni di ordine strettamente giuridico sugli obblighi imposti dalle numerose disposizioni di legge sulla trasparenza, sarebbe valsa la pena insistere con alcuni ulteriori interrogativi.
Quali sarebbero i dati sensibili da proteggere, considerato che le valutazione del comitato tecnico hanno avuto a oggetto, ragionevolmente, dati aggregati quali numero di contagiati, di ricoverati e di morti, ripartiti per aree territoriali?
Perché i cittadini italiani non sono stati considerati degni di avere il diritto di potere conoscere immediatamente le valutazioni tecnico - scientifiche che hanno imposto la privazione delle loro più importanti libertà costituzionali?
Perché non è stato riconosciuto ai cittadini il diritto di potere esprimere subito un giudizio politico sull’attività di Governo e Parlamento che hanno agito con provvedimenti eccezionali, collocatisi forse anche oltre la soglia della legalità costituzionale?
Perché si è deciso di rendere vano qualsiasi tentativo di contestare la legittimità dei provvedimenti adottati dal Presidente del Consiglio, considerato che nessun cittadino si è potuto rivolgere ai Tribunali della Repubblica per discutere della logicità, della ragionevolezza e della validità scientifica delle valutazioni del Comitato tecnico - scientifico, rimaste di fatto segrete?
L’avere fatto riferimento il Presidente del Consiglio più volte al rispetto dei parametri di proporzionalità e adeguatezza, in assenza della piena conoscenza delle valutazioni del Comitato istituito presso la Protezione Civile, ha costretto i cittadini a credere sulla parola al Capo del Governo, con un vero e proprio atto di fede, quando sarebbe stato necessario rendere partecipe la popolazione delle valutazioni adottate in un momento di cosi grave turbamento. Perché si è deciso di scartare questa ultima possibilità?
E’ normale che in una democrazia liberale matura, Governo e Parlamento impediscano, durante l'emergenza, il sindacato sulle loro azioni da parte del potere giurisdizionale, rendendo impossibile l’esame di dati e valutazioni che quelle azioni hanno giustificato e precludendo la possibilità di correggere in corsa decisioni che, almeno in astratto, potrebbero rivelarsi gravemente dannose prima ancora che illegittime?
E infine: cosa c’è da attendere ancora oggi per rendere pubbliche le valutazioni del Comitato tecnico - scientifico? Quale interesse superiore alla trasparenza e alla tutela del diritto di giudicare i governanti sta tutelando la Presidenza del Consiglio?