Bambini panda
Ormai è allarme rosso, in Italia. E non per il caldo. Per qualcosa di ben più importante e decisivo del caldo. Per le nascite. Che sono letteralmente finite, sprofondate nel nulla. Lo so, è da tempo che lo diciamo. Ma è anche altrettanto impossibile non ripeterci di fronte ai dati, tutti di segno catastrofico, più ancora che negativo, che si susseguono imperterriti senza che nessuno muova un dito. Ma intanto vediamoli, questi ultimi, terrificanti dati che testimoniano come, semplicemente, gli italiani stiano evaporando. E, ancora una volta, non figurativamente per il caldo torrido che scioglie l’asfalto. Per la riproduzione sessuale andata a farsi benedire, piuttosto. Per la maternità scesa a zero, come valore, in tempi in cui se non sei a favore del matrimonio omosessuale rischi di attirarti un’accusa di omofobia. Nei mesi di gennaio-febbraio 2015 – ultimissimi dati Istat – si sono avute in Italia 78.732 nascite: 4.045 nascite in meno, pari al 5 per cento in meno, di quelle di gennaio-febbraio 2014, quando raggiunsero un minimo storico che pareva irraggiungibile. E invece subito agguantato, superato, ridicolizzato. Continuando così arriveremmo a perdere almeno altri 24 mila nati, finendo a meno di 480 mila nati nell’anno in corso, un numero di nati inferiore di circa 130 mila a quello che dovremmo avere se soltanto il nostro tasso di natalità eguagliasse quello medio dell’Unione Europea, ch’è poi il più basso del mondo.
Abbiamo da tempo sconfinato nella patologia, e quanti – studiosi, esperti, politici, autorità – tirano in ballo nient’altro che la crisi e le difficoltà economiche e materiali sono irrimediabilmente tagliati fuori da ogni possibilità di comprensione, e più ancora di correzione e cura, di quel che sta avvenendo.
Negli stessi mesi di gennaio-febbraio le morti hanno superato le nascite di quasi 50 mila unità e del 60 per cento, scavando un abisso. Continuando di questo passo avremmo qualcosa come 300 mila morti più delle nascite, alla fine dell’anno. Non sarà così, perché i mesi di gennaio-febbraio sono di forte mortalità, ma tutto, ogni particolare, ci dice che la china intrapresa dall’Italia riguardo ai figli è a un tempo culturale e intellettuale, mentale e psicologica. E insomma, profondissima. Incistata nell’animo, nei modi di sentire e di essere degli italiani. Non si tratta soltanto di una spinta verso il matrimonio, la famiglia, i figli che sta venendo meno. Si tratta di un sentimento avverso a quella spinta ch’è montato e ha preso campo. Si vengono ridefinendo non solo assetti e tipologie delle famiglie, ma anche valori e ideali nell’ambito del matrimonio, della famiglia e dei figli. Quelli dell’incontro tra uomini e donne, del tentare col matrimonio, del provarsi a camminare insieme coi figli, stanno tramontando tra gli sberleffi di tanti intellettuali e l’indifferenza di tutta una classe politica e dirigente.
[**Video_box_2**]Si sono senza pudore reclamizzate come un prodotto ormai vincente immagini di una società senza più cellula di famiglia, ma anzi con famiglie le più divaganti e squinternate, vaghe e snobistiche, famiglie senza sessi, generi, genitori e figli, niente, solo componenti interscambiabili tenuti assieme dalla zuccherosa, insopportabile melassa dell’amore che tutto può e consente che neppure nelle riviste di fotoromanzi alla Grand Hotel degli anni Cinquanta si osava mostrare con questa spudoratezza. In questo tripudio di banalità ammantato di intelligenza e superiorità, la maternità è letteralmente sparita insieme alla sua immagine della donna incinta, risucchiata in una lontananza che sempre meno ha a che vedere con la riproduzione sessuale, confinata tra le tante possibilità della vita, una come tutte, al pari di tutte, da prendere in considerazione semmai le altre non bastassero a riempire l’orizzonte esistenziale. Siamo alle soglie di una sconfitta antropologica non reversibile. In Italia molto più che in pressoché tutti gli altri paesi del mondo. Una sconfitta che si traduce nella sparizione letterale dei figli. Salviamo il bambino italiano, allora. E’ un panda. Gli si dovrebbe almeno l’attenzione che si nutre verso i panda.
Il Foglio sportivo - in corpore sano