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Donnarumma (foto LaPresse)
Se qualcuno pensa di cedere Donnarumma, che gli venga l'orchite
Ha diciassette anni, mani grandi come palanche, a volte gliene basta una per fermare e trattenere la palla o per lanciarla in avanti di cinquanta metri a iniziare l’azione, come in quella del momentaneo vantaggio.
Ci hanno tenuto alle corde per i primi quaranta minuti, potevano anche passare in vantaggio, siamo onesti. Ma una volta che siamo usciti dalle corde e abbiamo assestato un paio di montanti, una volta che l’assedio è rotto, il verso è cambiato, allora si veleggia verso il futuro, non è che il Sì cerca di vincere per poi farsi uccellare. Non parlo del pareggio in extremis, per le occasioni create e sprecate in fondo lo meritavano: parlo del primo gol subìto, il regalo del principiante, una rimessa laterale battuta furbescamente a sorpresa e nessuno che va al centro e Candreva ha tempo e spazio per il tiro della domenica. Ci siamo svegliati con un sobrio rodimento di culo anche se secondi e la consapevolezza che qualcosa ancora c’è da fare, a parte i cali di concentrazione, l’inesperienza, la giovane età. Prendiamo Donnarumma, grande portiere che tanti pagherebbero a peso d’oro, ma se qualcuno fra Milano e Pechino e ritorno pensasse davvero di venderlo per fare cassa, che gli venga l’orchite.
Ha diciassette anni, mani grandi come palanche, a volte gliene basta una per fermare e trattenere la palla o per lanciarla in avanti di cinquanta metri a iniziare l’azione, come in quella del momentaneo vantaggio. Ha riflessi pazzeschi, si getta a terra su un secondo rimbalzo ma sta per finire fuori dall’area di porta con la palla con le mani, lo slancio è incontenibile, allora mentre scivola ruota con il corpo in modo da mettersi in perpendicolare rispetto alla linea bianca e riesce così a spingere la palla al di là. Ma se sei tanto giovane e sei alto 1 e 97, hai per forza un punto debole: ha due piedi come ferri da stiro. Capisco non essere abile – e presuntuoso – come il tedesco Neuer ma non possiamo avere gli incubi, vederlo sparacchiare in tribuna ogni volta che ci va di piede. Si consideri punito: a ogni allenamento resti mezz’ora in più e calci. I riflessi non si educano, i piedi sì.
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