Allo scudetto ero vaccinato, ma alla Champions no. Ecco perché tiferò Real Madrid
Che all’estero si debba essere tutti fratelli d’Italia è insanità che non mi appartiene. Se poi la Juventus dovesse riuscire nell'impresa mi comporterò come un vero italiano: salterò sul carro dei vincitori
Temevo il peggio. Temevo che il risentimento e l’invidia, sentimenti deprecabili ma legittimi e nobili nel tifoso, mi scavassero l’anima, la ferissero oltre la soglia sopportabile del dolore, le immagini del trionfo mi apparissero più oscene del dovuto, un tripudio di colori che sono assenza di colore e somma di tutti i colori e quindi per definizione banali, senza fantasia, senza intensità carnale. Temevo la retorica sulla società macchina da guerra, sull’allenatore migliore del mondo, vero erede di Fabio Capello, che magari non costruisce bel gioco ma legge le partite come nessuno, fa fare a spallate e sa vincere, sulla squadra di uomini che non mollano e che palle pure quel capitano che ogni tanto potrebbe ricordarsi di qualche torto fatto, di qualche aiutino della sorte, lo renderebbe meno bacchettone, meno maestrino moralista. Temevo ancora di più l’esplosione fastidiosa dei falsi juventini, che quando le cose vanno bene si svelano come i democristiani di un tempo e spuntano con un sorriso alla trentadue persino dai telegiornali. Temevo, dunque. Ma la nube radioattiva è scivolata via, Legend con il 6 che balla all’inizio o al posto della g, esavalente e altre invenzioni di rete mi hanno fatto lo stesso effetto di Matilde6mitica.
Sono sopravvissuto non perché noi siamo andati in Europa che chi se ne frega, ma perché il largo anticipo con cui la vittoria era annunciata mi ha vaccinato. Dopo la coppetta tre volte di fila, ecco sei volte di fila il campionato: cose prettamente sabaude. Ma se dovessero vincere anche la grande Coppa sarebbero dolori, non come con l’Inter e con Mourinho che venne vinse e se ne andò: la loro sarebbe la vittoria di una falange brutale, che intende durare e riprodursi. Tiferò dunque a pieni polmoni Real Madrid, che all’estero si debba essere tutti fratelli d’Italia è insanità che non mi appartiene.
Se poi dovessero davvero riuscire nell’impresa del secolo, mi comporterò come un vero italiano: mi arrenderò e salterò sul carro dei vincitori.
Il Foglio sportivo - in corpore sano