Testaccio
Testaccio, a Roma, è tornato a essermi familiare, ora che ci abitano mio figlio Nicola e Francesca e la piccola Eleonora. E poi, a pochi portoni di distanza, il mio carissimo compagno e amico Emanuele Macaluso.
Testaccio, a Roma, è tornato a essermi familiare, ora che ci abitano mio figlio Nicola e Francesca e la piccola Eleonora. E poi, a pochi portoni di distanza, il mio carissimo compagno e amico Emanuele Macaluso. Così mi accorgo dei cambiamenti: la piazza Testaccio, soprattutto, che ha sgomberato il mercato, ha lastricato tutto (un giardino sarebbe stato più bello, no? Ma i giardini vanno manutenuti, mi spiegano), e finalmente ci ha sistemato la Fontana delle Anfore, spostata dalla piazza dell’Emporio – di fronte a casa di Giuliano, per intenderci – dove era ormai un avvilito spartitraffico. Così ho imparato che la fontana, che ricorda anfore e cocci dai quali viene il nome al rione, dal 1927, anno della sua installazione, al 1935 era già stata lì, in piazza Testaccio, dove dunque è ritornata. C’è perfino una vera acqua corrente. Testaccio era stata per me e tanti altri miei prossimi il luogo in cui aveva preso casa una nostra amica e maestra amatissima, Lisa Giua Foa, in una delle sue tante stagioni, che sarebbe stata l’ultima. Era un appartamento in via Manuzio, piccolo, ma capace di contenere e sfamare e non di rado far accampare una quantità di ospiti. Lisa era una gran signora pronta ad adattarsi a sregolati come noi, o come i polacchi di Solidarnosc e le superstiti ruandesi e le suore della Caritas e i profughi già yugoslavi o i clochard dell’Aventino, e i dissidenti russi e i suoi mozambicani e i perseguitati di mezzo mondo. Potrei dire come ci manca la conversazione con Lisa quando ammazzano Boris Nemtsov sotto il Cremlino. La verità è che Lisa mi manca sempre, il suo affetto senza riserve e la sua ironia tagliente, e il suo coraggio leggendario. Ne scrissi una sommaria biografia per “Italiane”, il dizionario biografico a cura di Eugenia Roccella e Lucetta Scaraffia (2004). Più riccamente, Sellerio ne pubblicò nello stesso anno un libro-intervista curato da Brunella Diddi e da mia sorella Stella: “E’ andata così”. C’è un sito dedicato a lei da figli e nipoti, www.lisafoa.com. Ieri ho frugato in rete, dove si trova molto, e però, se non sbaglio, non c’è una voce di Wikipedia al suo nome, e occorre riparare. Ieri, 4 marzo, è stato il decimo anniversario della morte di Lisa.
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