Alexis Tsipras è uscito dall'intergruppo
Io voglio molto bene ai miei compagni di un tempo, e penso di avere un’idea misurata dei nostri pregi e dei nostri limiti di allora. Mi ricordo anche che cos’era un intergruppo: la mortificazione dei pregi, la moltiplicazione dei limiti di tutti i partecipanti. Ora, benché tenace, Syriza è un intergruppo, che si è guadagnato, strada facendo, una tempra più solida, e avrebbe potuto, alla prova di una responsabilità di governo difficile ma libera, mettersi all’altezza dei problemi. Non ho avuto il minimo dubbio su che disastro avrebbe suscitato l’intergruppo di Syriza se avesse dovuto confrontarsi con l’uscita dall’euro e il conio di una nuova moneta e la collocazione in un nuovo orizzonte internazionale. Sarebbe stata certo la fame, forse una guerra civile. Adesso rimproverano a Tsipras di aver subito l’oltranzismo del protettorato finanziario dopo aver proclamato che non avrebbe mai accettato di guidare un governo tecnico. Ma quale governo sarebbe stato più in balìa dei tecnici, veri o presunti, di un governo greco dopo l’uscita dall’euro? Non so valutare la competenza tecnica di Varoufakis: ieri ne ho valutato malinconicamente la misura umana. Tanto meno so valutare la competenza di Krugman, troppo laureata per essere messa in dubbio, e anche, ai miei occhi, ben intenzionata. Ma il suo finale incitamento a uscire e fare da sé – da sé? L’intergruppo? O con lui a consigliare? – mi ha costernato. Tsipras non se l’è sentita di fare il passo più lungo della sua giacca: è restato in Europa, è uscito dall’intergruppo, ha scelto la responsabilità verso i greci, non è stato vanitoso. Dopo di che, auguri, a lui e a noi.
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