Fenicotteri e non solo a Comacchio
Ero a Ferrara, tanto valeva andare anche a Comacchio e alla foce del Po. Era lunedì, c’era il sole e raddoppiava gli uccelli nello specchio dell’acqua. Nella saline di Comacchio c’è da quindici anni la più grande colonia stanziale di fenicotteri dopo Molentargius, e se ne stavano là, calmi, indifferenti, a raschiare il fondo. Le garzette, benché vadano ormai dappertutto, quasi come i gabbiani, sono più nervose e volubili. C’erano le sterne, i cormorani, i falchetti, i cigni, e naturalmente grandi volate di anatre. Il mio amico Stefano ha visto anche le spatole, io no. In un laghetto dalle parti di Mesola c’era un cigno nero, in compagnia di germani qualsiasi. Non succede spesso di vederli in Italia, dov’è, dice Wikipedia, “discendente di esemplari importati sfuggiti alla cattività”. E’ un po’ più piccolo del cigno selvatico, e ha il collo più lungo, in proporzione. Sarei stato comunque pieno di solidarietà per quell’elegantissimo evaso, e per giunta avevo appena visto i meravigliosi affreschi dei mesi a palazzo Schifanoia. Lì c’è Aprile, dipinto da Francesco Del Cossa, col carro trionfale di Venere tirato sull’acqua senza fatica da una coppia di cigni reali dalle briglie rosse. Inginocchiato davanti a Venere c’è Marte, incatenato e vinto: magari. Ma l’incontro più bello con umani e altri animali l’ho fatto nella piazza Ariostea, dove Ferrara ospita la più brutta statua a Ludovico Ariosto che si potesse immaginare. Tornavo dal cimitero ebraico, chiuso per lavori (ma riapre oggi) e mi è venuto incontro un signore in bicicletta che tirava due cani di taglia media e di colori varii al guinzaglio – oppure ne era tirato – e con un terzo cagnolino in un cestino agganciato al manubrio: quattro in tutto, cinque con la bicicletta, sei con un cane nero senza padrone e senza collare che però attraversa sulle strisce e va annusando tutti i passanti. Il signore si chiama Riccardo, non è stato bene di recente, ma è in così buona compagnia che sarà presto in piena forma, e ne sarò contento, perché ora siamo amici.
Il Foglio sportivo - in corpore sano