Più che una guerra fredda, in Siria si rischia una guerra calda
Medvedev è preoccupato, dice, che si torni alla Guerra fredda. In verità poche volte si è stati così vicini a una guerra calda, dopo la crisi dei missili cubana. L’Afghanistan garantiva per geografia e storia che il confronto fra Urss e Stati Uniti restasse una guerra per procura. Nel breve spazio fra Siria e Iraq hanno finito per arrivare tutti direttamente. E’ come un colossale ingorgo di traffico, o piuttosto una di quelle situazioni in cui il traffico si congestiona e si blocca perché passa qualcuno che a suon di sirene e scorte armate si fa largo buttando gli altri fuori strada. Ora tocca al tratto che ricongiungerebbe due tronconi della striscia del Kurdistan siriano, lungo la frontiera turca.
Le conseguenze del bombardamento di ieri all'ospedale di Azaz, nord della Siria
La Turchia dichiara che quella è la sua linea rossa, e intanto impiega la sua artiglieria contro l’avanzata del Ypg curdo. Lo Ypg curdo avanza grazie ai bombardamenti russi, e con una imbarazzata benevolenza degli americani. I turchi non possono far decollare un loro aereo che vada a colpire oltre confine, perché i russi non vedono l’ora di abbatterlo e vendicare il Sukhoi abbattuto a novembre. Perché la cosa sia ancora più chiara, i russi hanno insediato in Siria le più efficienti batterie missilistiche antiaeree di cui dispongono: e i jihadisti non hanno aerei, finora, grazie al cielo.
La situazione al nord della Siria
Cacciati dal cielo, i turchi minacciano di entrare per terra, e prestano la base aerea di Incirlik a quattro F-16 dell’Arabia Saudita, ipotizzando che loro invece possano alzarsi in volo impunemente nel cielo siriano. Il sedicente governo siriano, spalleggiato dalla Russia, avverte che nessuno può violare il proprio cielo. Il capo dell’Aeronautica militare iraniana (è successo ieri) annuncia di essere pronto anche lui a intervenire in questo caso al fianco di Damasco. Se non fosse tragico, sarebbe comico, se si pensa alla estenuante discussione sulla No Fly Zone.
L'artiglieria turca bombarda le postazioni dell'Ypg curdo presso Azaz (14 febbraio)
[**Video_box_2**]Gli arabi sauditi tuonano di essere anche loro pronti a intervenire per terra, salvo precisare prudentemente che lo faranno quando glielo dicesse la coalizione a guida Usa. Gli Usa, di fronte alla isteria turca anticurda, sconsigliano al Pyd e alla sua armata, lo Ypg, curdosiriano, di continuare la loro avanzata, per tenersi piuttosto pronti a espugnare Raqqa. I curdi siriani avanzano com’è giusto, ma finiscono per apparire interamente aggregati all’alleanza fra Bashar e Putin. La Turchia, che non ha smesso neanche per un’ora di devastare le città del proprio sudest curdo, e sta finendo di sbriciolare la millenaria roccaforte di Sur a Diyarbakir, morde il freno di fronte alle raccomandazioni americane, ma ha una gran voglia di forzare la mano, varcare la frontiera, provocare la punizione russa e costringere la Nato a prendere le sue difese. Questa è la polveriera: appena uno dei crateri. E adesso mandiamo un breve intermezzo pubblicitario.
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