Macri dal Papa
Oggi il fresco presidente argentino, Macri, viene ricevuto in Vaticano dal Papa. Macri è stato a lungo sindaco di Buenos Aires quando Bergoglio era primate d’Argentina. I due non sono fatti per piacersi. La Nacion riassume così, nobilitandola, la questione: “L’interiorità di Macri si modella sulla psicanalisi, il buddismo e alcune discipline di auto-aiuto. Per il Papa le confessioni da tenere in considerazione sono l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam”. La visita è stata preparata con cura: l’Argentina ha un nuovo ambasciatore presso la Santa Sede, Rogelio Pfirtner, a suo tempo alunno del Papa in un collegio gesuita. Pfirtner ha un illustre curriculum diplomatico, compresa la direzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la Proibizione delle armi chimiche, dal 2002 al 2010. Ancora nel cruciale (anche per il Papa) 2013 fu proposto da Ban Ki Moon a presiedere l’indagine sull’uso di armi chimiche da parte di Bashar al Assad in Siria, ma la presidente Kirchner oppose il veto alla sua nomina. Macri e i suoi sostengono di mirare a riunificare un paese diviso – esattamente a metà, a stare al risultato elettorale. I semplificatori parlano di un confronto accanito fra populismo e liberismo. (Difficile dire se il peronismo sia stato una variante del populismo, o il populismo contemporaneo una variante del peronismo). Un episodio delicato riguarda l’arresto della dirigente “indigenista” del movimento Tupac Amaru, Milagros Sala, sorto nella provincia di Jujuy. Sala, emula di Evo Morales, accusata di reati politici come l’associazione illegale, è soprattutto al centro di una campagna di accuse di corruzione e malversazione nell’uso dei fondi pubblici al suo movimento. Papa Francesco, che già la ricevette a Roma, le ha appena mandato in carcere un rosario, e il gesto è molto discusso. Io sono appena arrivato a Buenos Aires, 25 anni dopo l’ultima volta, ho visto poco – bellissimo – e capito niente. Se non che un argentino su due vi dice che quelli di prima rubarono a man bassa, ma fecero attenzione a dare ai più poveri, e l’altro su due che quelli di ora hanno trovato le casse vuote per le ruberie di quelli di prima, e danno ai più ricchi, per rimettere in moto l’economia. Gli uni e gli altri dicono: stiamo a vedere. Il Papa mette d’accordo i più. Una discussione tendenzialmente comica si svolge sulla convinzione diffusa che tutte le mosse del Papa abbiano al centro i riflessi argentini, e sulle rispettive esegesi. Qualche voce avverte che il Papa ha a che fare col mondo, e che il mondo è più largo dell’Argentina. Vacci a credere.
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