Visita di Obama in Argentina, sfiorata la gaffe
Oggi il presidente Obama e il suo vasto seguito – ottocento persone – visitano per tre giorni l’Argentina. In Argentina, nei giorni scorsi, avevo assistito alle numerose mobilitazioni ostili alla visita, in nome delle responsabilità degli Stati Uniti nel colpo di stato militare del 1976 e della Guerra Sporca successiva. Il paese è diviso, la vittoria elettorale di Macri è avvenuta di stretta misura, e la visita sembra premiare la nuova presidenza “liberista”. Nonostante la significativa circostanza politica, il tono di certi appelli alla mobilitazione non poteva non suonare anacronistico, tanto più a un Obama reduce dalla sentita accoglienza cubana. Salvo un dettaglio, sintomatico della formidabile stupidità dei cerimoniali e dei loro progettisti. La visita di Obama sarebbe culminata a Buenos Aires il 24 marzo, quarantesimo anniversario del 24 marzo 1976, il giorno della presa del potere da parte della giunta militare. Notata in extremis la gaffe, per così chiamarla, il programma è stato rattoppato. Il premio Nobel Adolfo Pérez Esquivel aveva richiamato sobriamente, in una lettera aperta a Obama, al senso delle date. “Nel 1976, quando lei aveva solo 14 anni, cominciava per noi uno dei periodi più tragici della storia, con l’insediamento di un terrore di stato che sottopose il nostro popolo alla persecuzione, la tortura, la morte e la ‘scomparsa’ violenta di innumerevoli persone… Le scrivo come uno dei superstiti di quell’orrore, cui gli Stati Uniti parteciparono con i finanziamenti, l’addestramento e il coordinamento”. Secondo il saggio Pérez Esquivel, Obama sarebbe piuttosto "andare a vedere la Patagonia, che è così bella, e tornare indietro il giorno dopo”. Così il 24 marzo la delegazione nordamericana sarà a Bariloche, a firmare accordi economici. Per Obama, che intanto avrà reso un pubblico omaggio alle vittime della giunta militare nella capitale, l’agenda aggiornata prevede una partita a golf sui campi di Bariloche.
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