Nadia Murad e il rumore delle star impegnate in medio oriente
Cara Annalena B., vorrei aggiungere qualche osservazione al tuo pezzo di ieri su Nadia Murad e sui gatti di Mosul e tutto il resto. Intanto per dire a te e a tutti che il 30 ottobre, nel contesto di un congresso di Radicali italiani, ci sarà una sessione dedicata a yazidi e cristiani in Iraq, cui parteciperanno Rami Nakhla, Nareen Shammo, Abdul Astepho, Francesca Paci ed Emma Bonino. Sarà un’occasione importante. (Io la mancherò perché sono in Kurdistan, ma conto come sempre sulla radio). Durante il suo viaggio recente a New York alle Nazioni Unite, Matteo Renzi ha incontrato la signora Amal Clooney, che è impegnata al fianco di Nadia Murad, in particolare perché la Corte penale internazionale avvii finalmente il processo per genocidio. Renzi dovrebbe aver promesso di riservare un’attenzione particolare a questa causa così intollerabilmente ritardata, all’interno del prossimo G20 di Taormina, forse con la stessa Nadia.
Tu sei la persona più in grado di valutare un aspetto laterale della cosa, che io vedo forse troppo sbrigativamente. Avrai letto che Slavoj Zizek ha creduto che valesse la pena di apprezzare l’esposizione di sé di Kim Kardashian più dell’impegno civile di Angelina Jolie. Io ammetto di non sapere niente di Kim K., e un accelerato recupero di informazioni mi fa ritenere che sia una persona notevole perché si sa tutto di lei e perché non c’è niente da sapere. Comunque sia, non posso avere niente contro di lei, però ho molto in favore di Angelina Jolie. Mi è capitato di trovarmi nei campi degli scampati yazidi nello stesso momento in cui ci arrivava Angelina Jolie, e di vedere l’effetto reciproco della cosa, sulle bambine e le ragazze yazide e su Angelina. La quale, se non sbaglio, faceva cose buone anche dopo essere ripartita, e del resto è venuta più volte: chi vuol farsi vedere viene una volta sola e riparte, portandosi via il seguito di fotografi e operatori.
Ma anche quel seguito è benedetto, che si tratti di Angelina o della signora Clooney. Io sto facendo tutto il rumore di cui sono capace a proposito del genocidio degli yazidi da più di due anni e naturalmente non ho increspato una foglia. Angelina e Amal sì: avrai letto un’intervista di Vogue con Nadia Murad, completa di una descrizione scrupolosa del suo abbigliamento, capigliatura e collanine, bellissima. Ti sarà facile immaginare che cosa voglia dire tutto ciò per le bambine e le adolescenti e le donne yazide nelle loro tende di fortuna. E voglio dirti, ma lo sai già, che la reticenza delle ragazze rapite e scappate, o “ricomprate”, a parlare delle orrende violenze che hanno subito, non è dovuta solo alla preoccupazione di nuocere alle loro sorelle ancora in mano agli scherani dell’Isis, ma a una cultura patriarcale che anche in quel popolo mite e affettuoso spinge a rifiutare le donne che siano state sfregiate dalla violenza. Quel pregiudizio terribile è stato combattuto e vinto sempre di più in questi anni, ma il modo in cui l’ha fatto Nadia Murad e l’udienza che ha ricevuto, premio Nobel o no, hanno suscitato un progresso gigantesco. Ecco, ora dovrei parlarti dei gatti, e in realtà soprattutto dei cani. Ma sono stato troppo lungo e rimando, se permetti, a una prossima volta.
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