Due notizie agghiaccianti dal vicino oriente
Una riguarda una singola persona, l’altra la popolazione di Mosul
Due notizie agghiaccianti sono venute ieri dal vicino oriente, una che riguarda (per ora) una singola persona, l’altra che riguarda la popolazione di una grande città, Mosul. La singola persona è Figen Yüksekda, la signora co-presidente dell’Hdp, il Partito democratico dei popoli a maggioranza curda. Come sapete, questo partito assegna per statuto ogni carica interna o nelle amministrazioni a un uomo e una donna. Figen Yüksekda condivide la presidenza con Selahattin Demirtafl, e ambedue sono in galera dallo scorso novembre. Come loro, sono stati arrestati con gravissime imputazioni più di 8 mila membri del partito, e fra loro deputati nazionali e sindaci, dopo che il Parlamento turco aveva votato la soppressione dell’immunità per gli accusati di “complicità col terrorismo”. Ieri la pubblica accusa di Van ha chiesto per la signora Figen la condanna all’ergastolo, per i reati di “attentato all’unità dello Stato” e complicità col Pkk. Le notizie su Mosul, dove da pochi giorni l’esercito iracheno sostiene di aver rianimato le operazioni militari che hanno segnato il passo a lungo, vengono dalla responsabile umanitaria delle Nazioni Unite, signora Lise Grande. Dicono che quasi la metà – il 47 per cento – delle vittime della battaglia per Mosul sono civili. Nelle statistiche dell’Onu le vittime civili dei conflitti sono in media tra il 15 e il 20 per cento. Non viene data una cifra totale delle vittime a Mosul, che sono state moltissime fra le stesse truppe scelte degli attaccanti iracheni. La signora Grande spiega che l’Isis prende deliberatamente i civili per bersaglio, oltre a usarne come scudi umani, quando tentano la fuga o si avventurano a procurarsi cibo e altri generi necessari (che scarseggiano, e rischiano di mancare tragicamente quando l’assedio della città si farà più stretto). Le forze internazionali, di cui Grande riconosce una lodevole attenzione alla sorte dei civili nella condotta militare, consigliano ai cittadini di Mosul di rinunciare alla fuga e di restare nelle loro case. I civili sono inoltre vittime frequenti delle trappole esplosive sparse ovunque. L’offensiva delle forze speciali irachene e degli alleati a Mosul avrebbe occupato finora un 75-80 per cento della sponda orientale del Tigri, in cui vivono circa 450 mila persone. Nella zona occidentale, la più popolosa, e la vera roccaforte dell’Isis, resterebbero ancora almeno 750 mila persone.