La Luna, la poesia, l'uomo
La parola Luna cambia di significato nel tempo ancora più che nello spazio
Leggo in Borges: “La palabra ‘luna’, que para nosotros ya es una invitación de poesía, es desagradable entre los bosquímanos que la consideran poderosa y de mala entraña y no se atreven a mirarla cuando campean” – “La parola ‘luna’, che per noi invita già alla poesia, è ingrata ai boscimani che la considerano potente e maligna e non si azzardano a guardarla quando si accampano”. La parola Luna cambia di significato nel tempo ancora più che nello spazio. La parola Luna non ha lo stesso significato per Giacomo Leopardi e per me, che so che un uomo ci ha messo i piedi sopra. La parola Luna non può avere lo stesso significato per uno come me e per gli altri esseri umani che hanno meno di 49 anni.
Loro sono nati in un mondo in cui la luna era stata calpestata. Ancora Borges: “¿No ha de ser la poesía una hermosura semejante a la luna: eterna, desapasionada, imparcial?” – “La poesia non dev’essere una bellezza simile alla luna: eterna, spassionata, imparziale?”. Borges lo scriveva nel 1926. Poi l’uomo ha messo i piedi sulla poesia.