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La speranza di Charlie che arriva fino ai migranti

Adriano Sofri

Le notizie viaggiano dovunque, anche nei campi dei profughi e nei deserti della siccità

C’è un bambino piccolissimo che ha una malattia senza scampo. I genitori si accaniscono a immaginarne una speranza contro ogni speranza, il Papa la sostiene, il presidente degli Stati Uniti anche, medici e giudici in patria e fuori la decretano impossibile e protraggono intanto la sopravvivenza legata ai macchinari, l’ospedale infantile di Roma offre di accoglierlo, i governi italiano e britannico intervengono, giornali e televisioni si riempiono delle notizie. Immaginate che arrivino queste notizie favolose e angosciose in Sudan, o in Bangladesh, o in Nigeria, in Yemen e in Eritrea e dovunque, perché ora le notizie arrivano dovunque, anche nei campi dei profughi, anche nei deserti della siccità, anche nelle discariche che madri e bambini rovistano nelle nuove metropoli. Avrete una delle risposte possibili, la migliore forse, alla domanda: Che cosa spinge questa gente a venire fino qui a rischio di torture, stupri, sete, morte di terra e morte d’acqua?

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