Foto LaPresse

Il "mistero" di quella banda di armati sconosciuti a sud di Kirkuk

Adriano Sofri

Ecco il leggero delirio quotidiano in cui galleggia il medio oriente

Provo a esemplificare il leggero delirio quotidiano in cui galleggia questo cosiddetto medio oriente. Tre o quattro giorni fa qualcuno dice di aver sentito che attorno a Tuz Khurmatu, la cittadina contesa a sud di Kirkuk, teatro di scontri accaniti fra turcmeni sciiti e curdi, poi, dopo il 16 ottobre, di una cruenta epurazione di curdi per mano delle milizie sciite Hashd al Shaabi, si aggira una banda di qualche centinaio di armati sconosciuti, sbarcati da elicotteri.

 

Fra martedì 14 e mercoledì 15 la voce diventa una notizia ripresa dai siti, compresa l’agenzia Rudaw, che cita come testimone un esponente del Puk, il partito curdo della zona: gli armati sarebbero 200, sarebbero arabi e curdi, e sarebbero stati trasportati in elicottero in due villaggi di montagna vicini a Khurmatu, Palkana Salim e Palkana Sedakan. Secondo i testimoni della zona si tratterebbe di gente di Daesh, lo Stato Islamico che qui come altrove (specialmente a Tikrit) sta compiendo degli assalti di gruppo oltre che attentati suicidi individuali. E gli elicotteri? Americani, naturalmente, dicono le stesse opinioni. Presto però la versione cambia: sono iraniani, miliziani di al Quds, il braccio dei pasdaran, i Guardiani della Rivoluzione, impiegati nelle operazioni fuori dai confini al comando del famoso Qassem Soleimani. Gli elicotteri ora sarebbero iraniani.

 

Ieri, giovedì, quest’ultima versione è data per certa da alcuni siti (per es. Bas news, un’agenzia legata al Pdk di Erbil) e si aggiunge che altri trasporti di elicotteri, “due al giorno”, accrescono il numero degli armati. Ma che cosa fanno centinaia di miliziani iraniani nel territorio curdo conteso e rioccupato dagli iracheni, quando iracheni e iraniani si sono sgolati (invano, peraltro) a giurare che nessun iraniano aveva preso parte all’operazione di Kirkuk? E com’è possibile un tale andirivieni di elicotteri in un cielo controllato al centimetro dagli americani? Si tratta di una misura tesa a prevenire controffensive dello Stato Islamico? E dunque ancora oggi gli iracheni non sarebbero in grado di fronteggiare i resti del Daesh in rotta? Ora si sente che il capo della sicurezza di Suleymanyah, Lahur Talabani, nipote di Mam Jalal e artefice primario della contrattazione privata che ha consegnato Kirkuk, avrebbe ordinato ai suoi di ignorare la presenza del battaglione fantasma, che ora però ha un nome (arabo): Frqat al Salaam, Brigata della Pace.

 

P.S. Soluzione, clamorosa: gli armati iraniani sono destinati a presidiare i pozzi di petrolio di Kirkuk, che l’Iran vuole controllare direttamente. L’Iraq è dunque una colonia iraniana, militare ed economica (e settaria). Contemporaneamente infatti si perfeziona l’accordo per la costruzione dell’oleodotto che farebbe arrivare il petrolio di Kirkuk a Bandar Abbas. Il Puk di Suleymanyah, la fazione dei Talabani (mentre l’altra parte è provvisoriamente decapitata dalla malattia di Kosrat, ricoverato in un ospedale del Nord Europa) è evidentemente nell’affare. La Turchia, che si era tanto prodigata a tenere il sacco a Baghdad e Teheran, rimarrebbe a bocca asciutta, alla lettera. Ieri i suoi titolari sono corsi a Baghdad. Se e quando la famosa guerra che spinge di qua e di là scoppiasse, i pozzi di Kirkuk brucerebbero come quelli del Kuwait del 1991.

Di più su questi argomenti: