Immaginare il presente con uno sguardo postumo
Tremare per il futuro di tutti. La farsa della campagna elettorale è l'avvento di un'epoca: perché anche chi si attiene a una reticenza avvilita non può esitare - soprattutto in Lombardia
Mi trattengo, perfino in privato, dal dire francamente quello che penso e soprattutto quello che sento alla vigilia di queste elezioni. Non voto – ne sono escluso – e non vorrei nuocere nemmeno per la infima, impercettibile parte che può riguardare la mia opinione a quelli che sono in gara e affidano tanto del loro futuro al risultato. Da questa posizione privilegiata, per così dire, tremo per il futuro di tutti. Come succede ai vecchi e ai non votanti, immagino il presente con uno sguardo postumo.
Immagino dei manuali di storia, o qualunque cosa sia per sostituirli, che descrivano la farsa della campagna elettorale del 2018 come l’avvento di un’epoca. Ma anche chi si astenga “par délicatesse” e si attenga a una reticenza avvilita, non può esitare di fronte all’enormità della scelta di non appoggiare il candidato del Pd in Lombardia: dove il destinato alla vittoria è il signore cui scappò di evocare la razza bianca, poi se ne scusò come di un lapsus, poi se ne congratulò come di una trovata che aveva galvanizzato la sua popolarità. Ogni volta che riascolto le spiegazioni di questa follia mi vergogno per chi le balbetta.