Orfeo, che ha voltato la felicità nel suo contrario
Un rilievo in marmo al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e la stranezza geniale che coinvolge il corpo e la sua qualità più fatale: il nome
Al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, magnifico e oggi vivacissimo, c’è un celebre rilievo in marmo che raffigura – nell’ipotesi più probabile – il momento in cui Orfeo si è voltato perdendo irrevocabilmente Euridice, che già Hermes sta per riaccompagnare nel regno dei morti. E’ una copia, tra primo secolo avanti Cristo e primo dopo, dell’originale greco presumibilmente datato attorno al 430 a.C. Ce ne sono altre, ma questa ha una singolarità: i nomi dei tre personaggi incisi in alto, HERMES, EYRIDIKE, ORPHEYS (in una copia oggi al Louvre figurano tre nomi diversi), di cui l’ultimo è scritto alla rovescia.
All’interpretazione del rilievo e della stessa singolarità dell’iscrizione, ho visto poi, è dedicata una vasta mole di studi, compresa una tesi di Bianca Asnaghi di cui la rete ospita solo la prima parte. Valeria Parrella ha dedicato a Euridice e Orfeo una novella trasferita in teatro due anni fa. Sono anch’io autore di una dozzina di rifacimenti della storia, nel corso degli ultimi sessant’anni, il migliore dei quali consta di una riga: “Allora Euridice pensò: ‘Se non si volta vuol dire che non mi ama più’.” (Se l’aveva già pensata qualcun altro, mi scuso). Ora, si discute su chi sia stato a incidere i tre nomi con quella trovata del nome di Orfeo rovesciato, e quando. Che si tratti di un caso bustrofedico è escluso: i nomi sono su una sola riga, hanno spazio abbondante. Leggerò la bibliografia, ma intanto direi che la stranezza è geniale: il gesto di Orfeo che si volta procurando la rovina coinvolge, col corpo di lui, la sua qualità più fatale, il nome. Dovrebbe chiamarsi così, d’ora in poi: colui che ha voltato la felicità nel suo contrario.