Kafka e la bambola viaggiatrice
La rievocazione televisiva di giovedì sera davanti a Sabino Cassese
Giovedì sera Stefano Massini ha dedicato il monologo che fa da intermezzo al programma televisivo “Piazza pulita” alla storia di Kafka e la bambina che aveva perduto la sua bambola. La storia è famosa e controversa, venendo da un ricordo di Dora Diamant, nell’ultimo soggiorno berlinese di Kafka prima della morte, nel 1924. Kafka avrebbe incontrato la bambina in lacrime perché non trovava più la sua amata bambola, l’avrebbe consolata e le avrebbe detto che la bambola era partita per un viaggio: lui l’aveva letto in una lettera lasciata dalla bambola. Poi Kafka avrebbe scritto una serie di lettere per conto della bambola che riferiva alla bambina delle sue avventure e le diceva il suo affetto. Suggestiva com’è, la storia, col finale variato, è stata ripresa in racconti, filmati e libri, il più riuscito dei quali, “Kafka e la bambola viaggiatrice”, dello spagnolo catalano Jordi Sierra i Fabra, è stato tradotto in italiano da Salani (2016). Studiosi di Kafka hanno cercato invano di rintracciare la bambina della storia. Mi è piaciuto un dettaglio della sua rievocazione televisiva di giovedì sera, perché ad ascoltarla nello studio c’era il più prestigioso commentatore di questo giornale, Sabino Cassese. Sabino è il fratello maggiore di Antonio, illustre giurista e giudice internazionale (1937-2011). Dopo la morte di Antonio, i suoi famigliari pubblicarono per il Mulino un volume di scritti che lui stesso aveva riordinato nell’ultimo tempo, dedicati alla compagnia segreta della sua intera esistenza: “Kafka è stato con me tutta la vita”. In quegli scritti c’era un’attenzione particolare a due episodi. Uno è quello di Kafka bambino – lo racconta in una lettera a Milena – che ha la bella somma di un sechserl, una moneta da 10 corone, e ha voglia di regalarla a una vecchia mendicante, ma teme che il gesto sia eccessivo, e allora si fa cambiare la moneta e fa dieci volte il giro dell’isolato per dare alla mendicante un kreuzer alla volta. L’altro episodio su cui Antonio Cassese indugia è quello delle lettere della bambola. Ho immaginato che Sabino l’abbia ricordato in quello studio televisivo in cui si discuteva delle compatibilità dei cosiddetti vincitori delle elezioni, ciascuno titolare di una moneta impossibile da cambiare e spendere, tanto meno in beneficenza, e le procedure democratiche.