Bernard Lewis e lo scontro di civiltà
Dopo la morte dello storico varrebbe la pena di ricostruire la divergenza fra lui e certi molto più giovani arabisti e islamisti che si procurarono una svelta fortuna dichiarando già negli anni ‘90 priva di futuro l’ondata islamista
Qualsiasi addebito si volesse muovere a Bernard Lewis, nella sua opera se ne sarebbe sempre trovata una confutazione. La lettura degli innumerevoli e diversi necrologi (è morto sabato scorso a 102 anni) ne ha dato una riprova. La stessa epica sfida fra lui ed Edward Said è probabilmente destinata a essere ridimensionata e archiviata, se non altro perché l’autore di “Orientalismo”, che era nato 19 anni dopo Lewis, morì 15 anni prima. Piuttosto, varrebbe la pena di ricostruire la divergenza fra Lewis e certi molto più giovani arabisti e islamisti che si procurarono una svelta fortuna dichiarando già negli anni ‘90 priva di futuro l’ondata islamista, di cui Lewis aveva previsto profondità e durata, coniando la formula dello scontro di civiltà, ripresa da Huntington. Accusato di essere l’ispiratore e il fautore dei neocon per l’invasione dell’Iraq 2003, Lewis lo negò energicamente e più o meno persuasivamente, ma è un fatto che sostenne la necessità di bilanciare le derive di Baghdad con l’alleanza coi curdi. E’ notevole che il libro più letto di Lewis, “What Went Wrong? The Clash Between Islam and Modernity in the Middle East” (in italiano “Il suicidio dell’Islam. In che cosa ha sbagliato la civiltà mediorientale”, Mondadori 2002, titolo che perde la suggestione di quell’originale “Che cosa è andato storto?”) debba largamente il suo successo all’uscita nel gennaio 2002, a ridosso delle Torri Gemelle, mentre era stato scritto e completato prima dell’11 settembre.