Lo Yemen, il mattatoio dimenticato dal mondo
Nel paese è in corso un tutti contro tutti tra Arabia Saudita, Iran, Isis e al Qaida. L'Onu valuta una commissione di inchiesta
Sono tre oggi le situazioni che si contendono il titolo mondiale della ferocia e in proporzione una quota della compassione del mondo: Siria, Congo Rdc e Yemen. Lo Yemen è il più svantaggiato in questa gara disgraziata, e la stessa pigra nozione di “guerra dimenticata” fa torto alla sua solitudine: si dimentica qualcosa che si è conosciuto e ricordato. Lo Yemen non è pervenuto. La “guerra”, cioè il mattatoio di civili dello Yemen, nella sua puntata più micidiale, ha “solo” quattro anni di anzianità, “solo” qualche decina di migliaia di morti, fra loro “solo” 6.500 (“almeno”) bambini ammazzati o gravemente feriti nei tre anni scorsi, fonte Unicef, “solo” alcuni milioni di bambini minacciati da carestia di cibo e acqua, di case, di farmaci e cure… Molte guerre si combattono in Yemen, antichissime e modernissime: fra il nord di Sana’a e il sud di Aden, fra zayditi-sciiti e sunniti, fra Arabia Saudita e Iran, fra Houthi filoiraniani e al Qaeda e Isis, fra le grandi potenze planetarie che stanno dietro alle potenze locali. Lo Yemen, che è il più povero fra i paesi della penisola arabica, è secondo solo all’Arabia saudita per le forze armate, ed è un destinatario finale prediletto dai grandi mercanti di armi. Era il paese con la più bella architettura del mondo, diceva Pasolini, che girò là molte scene del suo “Fiore delle Mille e una notte”. Ha la sfortuna di trovarsi nella situazione geografica più ambita, all’incontro fra Mar Rosso e Mar Arabico. Domani e dopodomani il Consiglio dei diritti dell’uomo a Ginevra riceve il rapporto del comitato di esperti Onu sui crimini di guerra in Yemen, presieduto dal tunisino Kamel Jendoubi. E riceve l’appello a suo sostegno firmato da oltre cento organizzazioni non governative e 400 personalità pubbliche in 28 paesi (il testo e le firme si trovano nel mio gruppo Facebook, Conversazione con Adriano Sofri). L’auspicio è che il Consiglio presieduto da Michelle Bachelet, già presidente del Cile, vari una commissione d’inchiesta internazionale sui crimini di guerra in Yemen. Vi si oppone soprattutto l’Arabia Saudita (e gli Emirati Arabi Uniti suoi alleati), forte di un potere contrattuale che ha già indotto la Spagna a fare marcia indietro sulla decisione di smettere la fornitura di bombe a guida laser. L’Olanda, presentatrice della mozione che rivendicava la commissione d’inchiesta sui crimini di guerra, ha già a sua volta ripiegato, alla vigilia, sulla semplice richiesta di prolungare l’attività del Gruppo di esperti di Jendoubi. La mozione saudita e degli EE.AA.UU. fa mostra di chiedere una inchiesta interna yemenita, di cui nessuno può immaginare un’affidabilità e perfino un’attuabilità: essa equivarrebbe alla semplice liquidazione dell’operato del gruppo di esperti e alla sconfessione di fatto del suo rapporto. Questa è la posta delle decisioni del Consiglio di Ginevra oggi e domani, mercoledì.