Migranti in viaggio dall'Honduras verso gli Stati Uniti (foto LaPresse)

Esuli, carovane e fuggiaschi davanti al golfo di Napoli

Adriano Sofri

Un premio letterario patrocinato dalla rivista “Quaderni Ibero Americani”. Le circostanze estreme di Milton Fornaro, Bruno Arpaia e la distanza futura, i tuffi di testa di Ughetta Parisio

Mercoledì ero a Napoli, mezzo invitato mezzo imbucato a un premio letterario patrocinato dalla rivista “Quaderni Ibero Americani” e dal Corte Inglés, e governato da Patricia Martelli. Le mie escursioni sul Kafka spagnolo-argentino-uruguayano mi avevano messo in contatto con scrittori come l’uruguayano Milton Fornaro, che è appunto l’ospite speciale dell’anno. Avevo sperato anche di incontrare Raffaele La Capria, che figura fra i premiatori, ma non c’era. C’era una strana combinazione di narratori, poeti, critici, artisti e autorità varie, dal comune di Napoli al Fornitore della Real Casa Borbonica – nemmeno un prelato, del resto. Colpiva specialmente la naturalezza con cui l’adunanza composita, coi tempi che corrono, maneggiava la cordialità fra gli umani. Fornaro è nato nel 1947, il suo romanzo ultimo e più impegnativo è La madriguera (la tana del topo o del coniglio, credo), una indagine che va dal lager di Stutthof a Buenos Aires e Montevideo 1960.

 

Filippo La Porta gli ha chiesto che cosa lo inducesse a misurarsi, in tempi tranquilli, con circostanze estreme. Le mie notti non sono tranquille, ha detto, e ha citato “la caravana” che oggi, già dispersa, avanza “rumbo a algo mejor” – verso qualcosa di migliore. Il premiato italiano era Bruno Arpaia, il cui ultimo libro, Qualcosa, là fuori (Guanda 2016) racconta la carovana di fuggiaschi dal sud – e dall’Italia – desertificato che cercano scampo nell’estremo nord artico: storia cui gli scienziati hanno obiettato solo che lo scenario va spinto un po’ più in là della fine di questo secolo in cui Arpaia lo colloca. Occasione per interrogarsi, chi come me sa che si inoltrerà tanto nel secolo, su quale distanza futura gli appaia abbastanza distante. Sapemmo da tempo, da Flammarion e Engels e Carducci e Timpanaro, che il sole si sarebbe freddato e la terra abbuiata e sospinta allo stremo: ma quale generazione futura ci è abbastanza cara da metterci in pensiero, le nostre nipoti, le loro nipoti…? Un’altra premiata cito, per la sua vita di esule e di artista, Ughetta Parisio, e per il memorabile calmo silenzio con cui ha accolto il riconoscimento: ma anche perché ho spiato un video privato di quest’anno in cui lei, che è nata nel 1926, si tuffa di testa nel mare di Posillipo. E soprattutto per la spiegazione che ne dà: “Se mi tuffo di piedi mi entra l’acqua dal naso”.

Ecco. La cosa avveniva all’Excelsior, via Partenope, che ora è anche lui spagnolo. Mercoledì la vista sul Vesuvio e Capri era quasi nitida. Giovedì visibilità minima, e il mare quasi baltico.