Guai a dimenticare che i migranti sono persone
Gli sbarchi sono un problema, i migranti no. La politica deve maneggiare questa distinzione
L’immigrazione straniera è venuta avanti in Italia ormai da una quarantina d’anni. Sottovalutata all’inizio, è via via diventata un problema, poi il problema. È diventata l’oggetto di fatui giochi di parole e pesanti scherzi di mano. Emergenza o fenomeno strutturale – emergenza strutturale? – migranti economici o politico-militari – le mutilazioni genitali sì o no? – minaccia o risorsa. Anch’io mi sono attenuto a una distinzione che altri riterranno capziosa ed è per me decisiva: le migrazioni sono un problema, i migranti sono persone. Il potere, qualunque potere, va giudicato sul modo in cui maneggia la distinzione. Guai a ignorare il problema, guai a ignorare le persone o peggio a odiarle.
Tuttavia fra i due corni della cosa non c’è una piena parità: il 51 per cento almeno deve andare alle persone. Questo quanto al potere, qualunque potere. Il potere innamorato del problema che sgombera platealmente lasciando le persone in mezzo alla strada e poi sgombera anche la strada è infame. Nella società civile ciascuno può regolarsi secondo coscienza. Pensandoci, all’espressione “secondo coscienza”. Può anche riservare alle persone un eroico 100 per cento del suo impegno senza essere accusato di ignorare o aggravare il problema. Senza essere messo agli arresti perché ha fatto il sindaco delle persone invece che del problema.