La compravendita dei visti avveniva al Consolato generale a Erbil (Foto LaPresse)

La Germania si comporta come l'Italia sulla compravendita dei visti

Adriano Sofri

Lo Spiegel ha rivelato un traffico di documenti venduti dai tedeschi ai rifugiati siriani nel Kurdistan iracheno. Anche i diplomatici italiani fecero lo stesso 

Vendita visti: ora tocca alla Germania. Un’inchiesta dello Spiegel ha rivelato un traffico di visti per la Germania venduti a rifugiati siriani nel Kurdistan iracheno alla tariffa di 12 mila dollari. La compravendita avveniva al Consolato generale a Erbil, e coinvolgeva una rete di trafficanti in grado di procurare ai profughi gli inviti dei garanti dalla Germania e i documenti di approvazione preliminare dagli uffici degli esteri tedeschi. Rivelato solo ora dallo Spiegel, lo scandalo era emerso nello scorso dicembre ed era oggetto di un’indagine interna.

 

In questo c’è un’analogia stretta con il “riserbo” con cui la compravendita di visti era stata trattata dalla diplomazia italiana, fino a quando un paio di noi la denunciò pubblicamente. Per il resto la trafila tedesca sembra essere stata più attrezzata: prezzi più alti, più larga connessione fra corrotti a Erbil e corrotti in Germania. L’Italia se la sbrigò licenziando alla chetichella un suo impiegato e cambiando console. L’anno scorso cambiò anche l’ambasciatore a Bagdad: quello uscente, 53 anni, oggi ex-diplomatico e consulente per compagnie con sede a Dubai, se non sbaglio, è stato indagato a sua volta dalla procura di Roma per corruzione in Kurdistan. A lui chiesi, un giorno in cui ero ottimista, che cosa pensasse del traffico di visti al consolato italiano di Erbil. Accennò che sono cose che succedono, che succedevano perfino coi visti tedeschi.

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