Perché serve un nuovo referendum sulla Brexit
Il rimpianto e il desiderio di tornare indietro. Gli errori non sono irreversibili
Perché non si fa, e nemmeno si pensa, qualcosa come un impegno dei sindaci d’Europa – quelli buoni – con il sindaco di Londra? /…/ L’europeismo da solo non basta a muovere le cose. Non siamo più all’indomani di una tragedia dei “sovranismi”, le follie nazionaliste che fecero sprofondare l’Europa. Siamo al punto di caduta di una versione dell’europeismo che non è bastata a se stessa e ha ceduto a un risveglio dei vecchi mostri. Dunque la mobilitazione europea ha bisogno di contenuti, di esempi, di simboli anche. L’esempio migliore che mi viene in mente riguarda la famigerata Brexit.
Niente oggi contraddice l’aria che tira più significativamente del rimpianto e del desiderio, dentro e fuori del Regno Unito, di tornare indietro, di mettere riparo a quel voto, di obiettare al futile capriccio che dichiara irreversibile un errore e una colpa. Se in tutta l’Europa si fosse variamente manifestato in solidarietà con chi nel Regno Unito auspica una ripetizione del referendum, si sarebbe reso davvero comune un sentimento europeo e si sarebbe messo chi, come Corbyn, fu corresponsabilissimo del disastro della Brexit, di fronte al proprio opportunismo. Dire così: “Vi vorremmo in Europa, tornate”, e dirlo in tanti, nelle piazze più belle, tutti quelli che sanno leggere e non scambiano la sovranità del popolo, come sta scritta, con l’imbecille e meschino sovranismo nazionalista. Si può fare ancora, si può disfare ancora. (P.S.: era la Piccola Posta di qualche mese fa).