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Morire per venti euro: il caso del tunisino legato mani e piedi a Empoli

Adriano Sofri

Colpito da infarto un giovane fermato dalla polizia. Tentava di scambiare o inviare denaro falso da un Money transfer

Scrivo mentre arrivano le notizie sulla tristissima morte avvenuta nel tardo pomeriggio di giovedì a Empoli. Un uomo, Arafet Arfaoui, 32 anni, di origine tunisina ma cittadino italiano, sposato e residente a Livorno, è entrato in un negozio che svolge anche un servizio di Money transfer. Arfaoui avrebbe voluto spedire del denaro o, secondo altre versioni, cambiarlo. Il gestore, di nazionalità indiana, ha rifiutato ritenendo che la banconota fosse falsa. Ne è nato un diverbio. Arafet, che sarebbe stato alterato perché aveva bevuto, avrebbe “dato in escandescenze”, il negoziante ha chiamato la polizia. Una pattuglia che passava vicino è intervenuta e ha immobilizzato Arafet, che è però riuscito a divincolarsi e a fuggire in strada, dove è stato rincorso e raggiunto da un agente, il quale è caduto a terra con lui. Gli agenti l’hanno riportato dentro, ammanettato e legato anche alle caviglie, “perché non scalciasse”. Là dentro Arfaoui è morto, “per un arresto cardiaco”. Anche il 118 era arrivato con un’ambulanza. Sul luogo sarebbero stati alcuni testimoni, cinque o sei, e telecamere di sorveglianze dentro e fuori del locale.

 

Dunque la ricostruzione dei fatti dovrebbe poter contare su una verifica esauriente. C’è la versione opposta e gravissima della “Associazione contro gli abusi in divisa”, Acad, fondata nel 2009 a ridosso della morte di Federico Aldrovandi e costituita in onlus nel 2012. I suoi esponenti, che hanno incontrato la famiglia di Arfaoui, scrivono: “Ci siamo precipitati sul luogo della morte e abbiamo parlato con i testimoni oculari dei fatti che purtroppo raccontano un’altra storia, agghiacciante, di tortura e violenza da parte delle forze dell’ordine intervenute. Ciò che è certo è che Arafet, dopo interrogatori e perquisizioni, era nell’unica stanza del locale dove non vi erano telecamere insieme a due agenti, e ne è uscito senza vita”. Perentoria la versione del ministro degli interni Salvini: “Totale e pieno sostegno ai poliziotti che a Empoli sono stati aggrediti, malmenati, morsi. Purtroppo un tunisino con precedenti penali, fermato dopo aver usato banconote false, è stato colto da arresto cardiaco nonostante gli immediati soccorsi medici. Tragica fatalità. Però se un soggetto violento viene ammanettato penso che la Polizia faccia solo il suo dovere”. Il magistrato competente della Procura fiorentina, la signora Christine von Borries, ha fissato l’autopsia e iniziato gli interrogatori dei testi. Ho riassunto tutto ciò perché, indipendentemente dallo svolgimento che avrà questo tristissimo episodio, e che avrà bisogno di essere seguito con attenzione, mi ha specialmente colpito il dettaglio sul denaro, falso o no, che Arfaoui aveva investito nel suo pomeriggio empolese: una banconota da 20 – venti – euro.

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