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Il Piave è maschio o femmina? L'umana guerricciola per il genere di un fiume modesto

Adriano Sofri

In principio il corso d'acqua sacro alla patria era una lei

Ieri sono ripassato in treno sul Piave e ho rivisto il sasso maiuscolo: “Piave fiume sacro alla Patria”. Mi sono ricordato i nostri passaggi infantili, mio e di mio fratello e di mia sorella, e i versi che nostra madre recitava, con un certo umorismo, sul “Tagliamento” che “non tagliò un bel niente”, e il Piave che “quando vidi accorrer d’ogni dove / i bei ragazzi del Novantanove”… Si chiamava “la Piave”, allora, femminile, e fu promosso sul campo, al valor militare, maschio, “il Piave”. Così nella “Leggenda del Piave” di E. A. Mario-Ermete Giovanni Gaeta, 24 giugno 1918. (Ma gli studiosi segnalano che, femminile in Dante, la Piava, e nei dialetti locali, “la Piau”, “la Plaf”, il Piave di alcuni dotti e di Carducci era già figurato maschio prima della guerra). Lo dico con una certa cautela, per non suscitare qualche voglia di revisione, politicamente ricorretta. Le buone ragioni non mancano: D’Annunzio lodò la “maschia potenza” del Piave, salvo tornare al femminile del riflusso. Vedo peraltro che esiste un Comitato promotore veneto per il ripristino del femminile, non femminista, pacifista forse, il cui presidente, signor Giuliano Vantaggi, scrive: “E’ anche un modo per dichiarare finita l’epoca delle guerre, in particolare di quella Grande Guerra che qui in Veneto pare si sia appena conclusa e desta ancora un tale interesse e una tale commozione che altrove nella penisola stupisce. Basta con il mito del soldato eroico nella morte. Sì alla riscoperta della dolcezza del paesaggio, del rapporto madre-figlio tra la madre-terra e l’umanità e gli altri esseri viventi. E poi pare proprio che molti elementi facciano intuire il carattere femminile del fiume: i suoi alti e bassi, estremi e rovinosi; il suo instancabile riposizionamento di ghiaie e isole come fossero mobili di una casa da ridisegnare ogni anno secondo il nuovo estro… In realtà, come ricostruisce un dotto intervento di Massimo Fanfani per la Crusca, 2015 (consultabile su accademiadellacrusca.it) era successo anche il contrario, che il patriottismo e anzi il nazionalismo italiano aveva addebitato all’Austria-Ungheria la mascolinizzazione del fiume, rivendicando fieramente il ripristino del femminile. Questo gioco di porte girevoli e di grandi nomi impegnati a battersi per il genere grammaticale di un fiume modesto è un altro esempio della passione degli umani – maschi per lo più, questo sì – per la guerra e, in mancanza, per le guerricciole.

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