Disastro del Vajont, Longarone nei giorni successivi alla frana del 9 ottobre 1963. Fotografie donate all'Ansa dell'Ispettorato Vigili del Fuoco

Ricordo (imprevisto) dell'avvocato Sandro Canestrini

Adriano Sofri

“L’uomo che vinceva le cause perse” partecipò alla Resistenza e si impegnò in tutte le più degne e ardue battaglie: il Vajont e Stava, i diritti delle vittime della mafia e di ogni minoranza. Ma qui si racconta di come salvò una trattoria

Una sera alla fine dello scorso settembre eravamo in una trattoria sopra Egna/Neumarkt, in Alto Adige-Südtirol. Martha e Sandro Canestrini, Edi Rabini, Mao Valpiana e io. Tramonto luminoso, la vendemmia appena fatta, una bellezza a perdita d’occhio e noi non dovevamo fare altro che sentirci felici d’essere insieme. Abbiamo bevuto qualcosa su una veranda poi siamo andati dentro per la cena. Il locale era rinnovato ma la parete era coperta di fotografie in bianco e nero che figuravano il luogo e i suoi abitatori com’erano a partire almeno da un secolo prima. Avevamo voglia di ordinare quando si è presentato il proprietario della trattoria, un uomo ancora giovane, che ha cominciato a raccontarci la storia del locale e della campagna di vigneti e uliveti che gli sta attorno, illustrando il racconto con i personaggi delle fotografie. Ascoltavamo con attenzione e interesse, finché il racconto prese una piega piuttosto drammatica per via di una controversia ereditaria: locali e terra sarebbero stati divisi e messi in vendita da eredi lontani e senza attaccamento, che per farlo si erano coalizzati contravvenendo alle condizioni fissate dal testamento.

 

Qui il racconto si faceva difficile da seguire e decisamente prolisso, come succede quando qualcuno si affanna a descrivere al prossimo una propria malattia o peggio una disavventura giudiziaria. Eravamo un po’ imbarazzati e anche un po’ affamati, ma l’uomo andava avanti con una determinazione difficile da arginare. Ora era arrivato alla truffa che aveva subito da parte di legali infedeli e al soldo degli affaristici rivali, e il nostro imbarazzo cresceva e con lui la preoccupazione che Sandro Canestrini, cortese ma anche sbrigativo com’era, perdesse la pazienza e reclamasse i diritti di chi viene in trattoria per avere da mangiare in un tempo ragionevole. Sandro dava già qualche segno di insofferenza, e l’altro imperterrito era arrivato alla mattina di disperazione in tribunale in cui lui e i suoi avevano appreso che restava loro solo un giorno per ricorrere contro il torto che toglieva loro casa e campi. E a questo punto l’interminabile raccontatore puntò lo sguardo su Sandro e con un grande sorriso disse: “E fu proprio allora che mentre eravamo lì con le lacrime agli occhi apparve il signor avvocato Canestrini e ci chiese che cosa succedesse, e poi ci spiegò che le questioni ereditarie non erano di sua competenza, ma che gli portassimo le carte e avrebbe visto all’indomani che cosa si poteva fare. Ed è per questo che c’è ancora la trattoria e la vigna e l’uliveto…”. Fummo estasiati da quel lietissimo fine, che nobilitava la lunga premessa. Il famoso avvocato Canestrini, dall’alto dei suoi 96 anni, consentì benevolmente alla appassionata riconoscenza del trattore e: “Dunque, che cosa si mangia?”

   
L’avvocato Sandro Canestrini è morto nella notte fra lunedì e martedì. I giornali hanno ricordato la sua partecipazione alla Resistenza e i suoi 66 anni di avvocato di tutte le più degne e ardue cause: il Vajont e Stava, i diritti degli obiettori e quelli dei cosiddetti terroristi altoatesini, i diritti delle vittime della mafia e di ogni minoranza. Un bell’articolo dell’Adige, in occasione dei 90 anni, aveva intitolato: “L’uomo che vinceva le cause perse”. Era un affascinante signore di grande statura fisica e culturale, amato dagli amici e rispettato dagli avversari. Quella sera a cena chiese a Mao Valpiana, come sempre: “Hai bisogno di soldi per il giornale?” (Il giornale, debitamente povero, è Azione nonviolenta). Ci facemmo raccontare ancora una volta come si era innamorato di Martha e come l’aveva conquistata e tenuta stretta. E ci fu la storia imprevista del trattore, che chiamò poi tutta la famiglia a salutarlo: neanche se l’avessimo preparata. Una serata bellissima.

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