Piazza Vittoria a Gorizia

La storia di due bauli a Gorizia, dove la storia incombe ancora tetramente

Adriano Sofri

Libri sottratti all'oblio e biblioteche ritrovate

Sono a Gorizia, dove la storia incombe ancora tetramente, o fa finta, e in compenso le storie sono disseminate dappertutto e aspettano solo che il passante dia loro un’occhiata per rifiorire. Ce n’è una, anzi due, che intitolerò “Due bauli”. Il primo è quello di Giorgio Ossola Beindl, maestro elementare e libraio dettagliante e antiquario, fondatore nel 1982 coi suoi due figli della prestigiosa Libreria Editrice Goriziana, LEG, indispensabile per la Prima guerra e le vicende del confine orientale e in genere la storia e la geografia militare, e ricca ormai di un catalogo degli argomenti più vari. Non fraintendete: la predilezione per gli argomenti militari è associata a una mitezza europea e gentilezza anche fisiognomica del signor Ossola. Che ha pubblicato nel 2016 in una bella veste il proprio ritratto di libraio da giovane e insieme una storia del commercio del libro usato a Trieste e Gorizia, col titolo “Sottratti all’oblio” (con un saggio di Marina Silvestri). Ne estraggo solo le righe sul baule, datate all’aprile 1945: i tedeschi smobilitavano alla volta dell’Austria, gli americani bombardavano. “Fu in quegli ultimi giorni dell’occupazione germanica che un ufficiale, forse austriaco, nostro cliente del tabacchino, mi consegnò un baule di vecchi libri. ‘In tempi migliori forse tornerò a prenderli. Intanto conservali tu! E se non ritornerò forse ti potranno essere utili!’ Penso che li avesse comperati nella libreria antiquaria di Gorizia della signora Ida Ergens, nella via XXIV maggio oppure a Trieste. Ricordo, in particolare una storia di Vienna con riproduzioni in cromolitografia protette da velina. Quel baule avrebbe dato un corso del tutto inaspettato alla mia vita ed anche a quella dei miei figli Adriano e Federico”.

 

E veniamo al secondo baule, in realtà “un cassone di legno” da viaggio. Le circostanze esterne sono singolarmente affini. E’ il 1943 e i nazisti deportano ad Auschwitz anche gli ebrei goriziani. Fra loro la madre, Emma, e una sorella, Elda, di Carlo Michelstaedter, che si è suicidato nel 1910 quando era ventitreenne. Emma ed Elda non torneranno. L’altra sorella, Paula, è in salvo in Svizzera. Alla vigilia, il 17 ottobre 1943, Elda, presaga della fine, compila un piccolo elenco dei libri di famiglia riposti nel cassone, “da tenere con cura e in grave caso da dare a mia sorella Paula. Tutti i libri hanno il timbro di mio padre (quelli del mio caro fratello Carlo hanno una crocetta dentro il timbro)”. Sono 154 volumi e opuscoli: ventuno titoli sono mancanti, compresi due testi di Freud in tedesco e 4 rari opuscoli sopra il suicidio e la pazzia. Elda ha timbrato i libri “sulla pagina 17, il giorno del suicidio di Carlo, o 29, l’anno della morte del padre Alberto”, e li ha affidati a famiglie cattoliche amiche. Il nostro cassone è consegnato alla famiglia Bertoldi. La signora Bertoldi lo custodisce in cantina per tutta la vita e oltre, finché sua figlia, traslocando da Gorizia a Gradisca, lo fa pervenire alla Biblioteca statale goriziana attraverso una vendita pressoché simbolica alla triestina libreria antiquaria Drogheria 28. La Biblioteca goriziana ospita il vasto patrimonio letterario, bibliografico e artistico di Michelstaedter, che si arricchì nel 2013 di un altro lotto di libri a lui appartenuti e acquistati dallo stesso antiquario Volpato della Drogheria 28 alla morte dell’acquirente precedente (tramite Saba), l’avvocato e storico triestino, e podestà nel 1943-’45, Cesare Pagnini. Di quel primo ritrovamento è pubblicata per Olschki nel 2015 “La biblioteca ritrovata. Saba e l’affaire dei libri di Michelstaedter”, coi testi di Sergio Campailla, “La biblioteca salvata”, Antonio Trampus e Simone Volpato, “Cesare Pagnini, Biografia dell’uomo e della sua biblioteca”, e Marco Menato, “Catalogo della biblioteca Michelstadter”. Menato è il direttore della biblioteca goriziana e gli devo (salvi gli errori miei) le notizie che ho riassunto. Intanto annoto la fedeltà di una forse ignara custode di libri da salvare che li tenne al riparo anche quando guerra e persecuzione erano – le sembravano solo? – finite, senza altro scopo che di tenere la promessa e farli sopravvivere.

 

Così, due bauli. I libri sottratti all’oblio di Giorgio Ossola e la biblioteca ritrovata di Carlo Michelstadter e delle sue sorelle, quella assassinata e quella salvata. Cose goriziane.

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