A Hong Kong un milione di piccoli sfida il gigante Golia
La Cina too big to fail è di nuovo messa alla prova dalle contestazioni. E torna alla mente quel giovane in camicia che ballava con un carro armato a Tian’anmen
I paesi hanno bisogno di una reputazione, come le persone. La Cina è oggi un immane, madornale Golia. Nella sua reputazione la grossezza ha soppiantato la grandezza. La sola rivoluzione che ha lasciato in eredità agli animi liberi è quella di piazza Tian’anmen. Non importa che a distanza di tanto tempo appaia inesorabilmente condannata alla sconfitta e alla repressione spietata. Non importa, cioè importa: ancora oggi a Hong Kong, come cinque anni fa i ragazzi degli ombrelli, ci si batte “senza speranza di premio” (Carlo Pisacane). La sacra scrittura e le mitologie sue parenti seppero inventare un piccolo David vittorioso. Un Golia grosso come la Cina di oggi non si era ancora visto, e il mondo in cui incede è affascinato, ipnotizzato dalla grossezza. Too big to fail, dice. E’ il nuovissimo testamento: Golia non può perdere. I David delle strade di Hong Kong sembrano dire: siamo troppo piccoli per arrenderci. Un milione di piccoli che ricordano un giovane in camicia che ballava con un carro armato renitente. La sacra scrittura immaginò anche un colosso splendido e terribile d’oro e d’argento e di rame e di ferro, dai piedi d’argilla. Qualcosa come una tigre di carta.