La storia è una strage delle creature
I bambini universali, con la faccia affondata nella sabbia di una spiaggia turca o nel fango di un fiume messicano
C’è un bambino, altre volte è una bambina, sempre lo stesso, la stessa. A volte è solo, altre volte con sua madre, con suo padre, e gli tiene un braccio minuscolo attorno al collo, come per proteggerlo. Ha una maglietta rossa, altre volte i calzoncini rossi. Ha la faccia affondata nella sabbia di una spiaggia turca o nel fango di un fiume messicano. Oppure dentro une rete di pescatori. E’ la bambina, il bambino che conferma ai vivi e vegeti di tempo in tempo, e per poco, il tempo di una fotografia contemplata con una mano sulla bocca, che la storia è una strage delle creature. Il bambino, la bambina universale non voleva su sé il peso del loro rimpianto. Non più di un uccellino migrante caduto esausto durante il volo.