Tanti intralci tanti voti
Una settimana lavorativa salviniana
E’ stata una settimana lavorativa salviniana, direi. Domani magari ne tiriamo le somme provvisorie. Salvini ha ripetutamente comunicato che si era “rotto le palle”, di volta in volta dei migranti naufraghi, della sbruffoncella “tedesca e ricca”, dell’Europa, dei parlamentari del Pd che si sono presi un’estate al mare, dei magistrati e delle magistrate che insistono a fare il loro mestiere invece di “candidarsi nel Pd”, della giustizia che è “una vergogna”, del Parlamento europeo, dell’Unione europea eccetera. In compenso, dopo aver incontrato entusiasticamente il contorno di Trump, ha ricevuto privatamente Serraj, e ha incassato la benedizione di Putin. L’acme è venuto alla Camera, quando colui che aveva proclamato a iosa: “Mi sono rotto le palle: non sbarcano!”, ha detto, soavemente, che i naufraghi stavano per essere sbarcati, erano lì lì, “la mattina dopo”, e la tedesca aveva rovinato la festa muovendo guerra alla barca di Finanza, “la criminale” (ripetuto, di una libera cittadina appena scagionata dalla giudice competente).
La mattina dopo, c’eravamo quasi. Dopo soli 15 giorni e sedici notti. Aveva preparato la sorpresa, Salvini, e l’aveva mascherata, “non sbarcano!” “fino a Natale!”, per farla risultare più bella, e non l’aveva detta a nessuno, tanto meno alla nave e all’equipaggio e ai passeggeri, se no che sorpresa è – e la guastafeste criminale aveva scelto la guerra e lo speronamento. Non sono navi da guerra, nel porto di casa, ha scritto l’Ordinanza, e non c’era stato speronamento (avvertite anche la signora Pinotti). Così, la farsa. In coda, i sondaggi e gli esperti. “Tutti voti per Salvini”! Già. L’esistenza di soccorritori di naufraghi, intralcio a Salvini, voti per Salvini. L’esistenza del parlamento (ma qui siamo agli sgoccioli), intralcio a Salvini, voti per Salvini. L’esistenza della magistratura, intralcio e voti. L’ipotesi che la Libia non sia un porto né un posto sicurissimo: voti e intralcio. I soli ad averlo capito sono Di Maio e i suoi, che pur di non intralciare Salvini gli portano spontaneamente i voti, immolandosi, volontari scudi umani. Gli detergono il sudore, gli asciugano il rivolo di bava all’angolo della bocca, con la spugna dei secondi, piano, per non fargli male.