Al passo con la crisi
Il caso della De Micheli seminata dalla delegazione del Pd
Quando la delegazione del Pd è venuta fuori dal breve incontro col presidente Mattarella, le telecamere, come fanno, l’hanno ripresa all’uscita dallo scalone mentre attraversava il cortile interno del Quirinale. Erano comprensibilmente eccitati dalla circostanza, così da lasciarsene distrarre, e benché si trattasse di gentiluomini, lo dico senza ironia, e anzi con i più fervidi auguri, si sono dimenticati della signora Paola De Micheli, vicesegretaria del partito, la componente donna del gruppo, la quale, aliena dal loro passo di marcia, e avventurando i suoi tacchi sul pavimento di sampietrini del cortile, era fin dall’inizio rimasta indietro, affiancata solo dalla signora funzionaria e accompagnatrice del Quirinale.
Non c’era nessuna malevolenza, ci mancherebbe altro, e anzi all’uscita dal portone gli uomini si sono voltati e hanno accolto calorosamente De Micheli come allo sbarco di una naufraga. Però anche i più devoti sostenitori dell’impresa in cui si è imbarcato il Pd in mancanza di meglio, come me, hanno sperato che distrazioni così siano sempre più rare, che gli uomini del Pd si facciano un nodo al fazzoletto per ricordarsi di regolare il passo su quello delle signore, che sia il selciato presidenziale o le stanze in cui si decidono i posti di governo. Ho guardato anche l’uscita della delegazione dei 5 stelle: hanno marciato spediti. Erano solo maschi.