Lago di Pergusa (foto Wikimedia Commons)

Sicilia, una terra che ha sovrapposto tutto senza cancellare niente

Adriano Sofri

Un luogo "dove il segreto attrae più del disvelamento e la prorompente vitalità è costantemente insidiata dall’incombenza della morte". Appunti sul nuovo libro di Sebi Arena

Non ho potuto partecipare alla presentazione del nuovo libro di Sebi Arena, a Piazza Armerina. Sebi (1947), è medico internista, archeologo, fotografo, saggista, poeta, micologo e botanico, ed è stato consigliere comunale. Per me l’acquisto recente di un’amicizia che conto che duri. Pubblico in cambio gli appunti che mi ha offerto uno dei presentatori, che valgano da augurio.

 

“Le aree interne di questa Italia sono una continua sorpresa, non solo per le innumerevoli tracce di millenni di cultura del saper fare (costruire, dipingere, coltivare), non solo per gli echi di storie e leggende e miti che vi sono nati prima di diventare patrimonio della cultura europea, ma anche perché custodiscono un patrimonio di uomini colti ed eruditi, dediti alla lettura e a perdersi nella natura con eguale passione, cultori dell’antico e impegnati nel presente senza smagliatura.

 

Questi pensieri sollecita la lettura del libro di Sebi Arena appena editato da una piccola e valorosa editrice di Piazza Armerina, NullaDie, che riesce a dare alle stampe una cinquantina di titoli all’anno. Il romanzo breve o racconto lungo si intitola ‘I misteri del lago’, ed è lo specchio di una personalità così poliedrica.

 

I luoghi, innanzitutto. Il lago di Pergusa, unico lago naturale delle decine che oggi punteggiano la Sicilia, figli della Cassa per il Mezzogiorno. Il lago – ombelico di Sicilia – dove, fino a qualche decennio fa un microorganismo periodicamente si riproduceva in maniera parossistica, colorando le acque di rosso-sangue e impregnando le terre circostanti di un acre odore di zolfo. Per questo fu la porta degli inferi e per questo fu lì che ‘il diavolo prese moglie’. Pergusa è il luogo del ratto di Proserpina, o meglio di Kore, la fanciulla rapita da Ade per la disperazione inconsolabile della madre Demetra che ne rese la Terra sterile fin quando l’intervento di Zeus non portò alla mediazione: otto mesi sulla terra con Demetra e quattro negli inferi con lo sposo Ade. Non più Kore, ma Persefone, regina delle Ombre e dei Morti.

 

C’è un altro luogo: Enna, anche lei ombelico di Sicilia, a pochi chilometri. Enna dalle processioni pasquali infinite, pompose, drammatiche, come nel Venerdì Santo.

 

L’io narrante, poi un filologo tedesco di origine siciliana, una fotografa milanese, uno scultore-eremita che vive sulle rive del lago (unica persona vera, presente nel racconto con il suo vero nome: Gesualdo Prestipino) sono inviluppati in una serie di eventi tra il reale (per quanto reale ci possa essere in un racconto che prende avvio da un mito) e l’onirico (per quanto onirico ci possa essere in un racconto che mette insieme persone e luoghi reali). Un omicidio durante la processione, un documento antico, legami sconosciuti tra i protagonisti, un immancabile Pausania, come il geografo greco, i riti eleusini e i mancamenti generati dalla bellezza della natura, dallo stordimento per i profumi, soprattutto del narciso.

 

Dietro i protagonisti, dietro le vicende, emerge il paesaggio culturale di una terra che ha sovrapposto tutto senza cancellare niente; le processioni cristiane sovrapposte a quelle dei riti greci o romani, mantenendone perfino i simboli. Dove il segreto attrae più del disvelamento e la prorompente vitalità è costantemente insidiata dall’incombenza della morte”.

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