Mi ha fatto pensare alle cose che andrebbero lette ma non dette o solo ascoltate
Sullo stesso argomento:
-
Ciò che non siamo più, ciò che non vogliamo più
-
Si può mettere al centro dei libri “la questione ebraica? Il caso Maxim Biller
-
Caro governo, vediamo adesso cosa sapete fare
-
Si può sempre contare su Bologna
-
Non si può sacrificare qualsiasi cosa per tenere Salvini fuori dal governo
-
Ora la tentazione è solo affar nostro
-
Il fascista della prima ora che si pentì e andò a morire nella guerra di Spagna
-
Italiani, ancora uno sforzo sulla giustizia
-
Gran storia sulla creazione
-
La statua di D'Annunzio e il carattere antiletterario della letteratura triestina
-
Revocato per indegnità morale?
-
Nova Gorica capitale europea della cultura
-
La vita invidiabile, tenace e candida di Marcello Gentili
-
Perché gli dei sono immortali?
-
Le leggi razziste e la retromarcia sulla "restituzione"
-
Imparare e alternare queste due frasi
-
Rimprovero i renziani di costringerci all'ovvietà
-
Cosa farei se fossi costretto a rimanere a casa?
-
Al confine tra Turchia e Siria c'è chi non ha nemmeno un posto in cui posare il capo
-
Punire con il carcere gli spacciatori "recidivi" servirà solo a sostituirli, non a eliminarli
-
Ai tempi d'oro di Bucci
-
Il grande romanzo per immagini che racconta cosa leggeva la Madonna
-
Tutto passa, anche una Siberia universale
-
Le somiglianze tra Ippolito Nievo e Giorgio Fontana
-
Rosa Luxemburg e le "metafore facili"
-
È il caso più fortuito e minuscolo, alla fine, che separa Lesbo da Lodi
-
Un po' di raccomandazioni agli anziani di potere
-
Il cielo abbia un occhio di riguardo per i virologi, nuovi rivali dell'insipienza
-
Le rivolte nelle carceri e l'espropriazione della singolarità e titolarità della morte
-
Caro Camilleri, non sai cosa ti sei perso
-
Il corovirus e il panopticon universale
-
L'associazione tra carcere e coronavirus è l'annuncio della tempesta perfetta
-
Le due querce quasi centenarie del Testaccio
Avevo un rimpianto per Flavio Bucci e martedì notte ho riguardato “Il divo” di Sorrentino, e quasi rimpiangevo Franco Evangelisti. Nel film c’è anche Aldo Moro e benché abbia l’aspetto del bravissimo Paolo Graziosi mi ha fatto pensare che le lettere di Moro non sono fatte per essere dette. Dette, prendono un solo tono invece che i tanti che forzano a immaginare chi le legga, soprattutto se le legga manoscritte e guardi le inclinazioni e le correzioni e i trasalimenti della grafia prigioniera. Al contrario, non può esser letto ma solo guardato e ascoltato un altro capitale passo della nostra storia civile, pronunciato dalla ventiduenne Rosaria Schifani nella basilica di San Domenico a Palermo: quel discorso meraviglioso misto di frasi scritte interrotte dalle parole improvvise e ribelli. “Io, Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani, a nome di tutti coloro che hanno dato la vita per lo stato – lo stato…”.