Il tempo di Dio e il tempo cinese
Ieri al 23esimo anniversario del passaggio alla Cina, a Hong Kong era già in vigore la nuova legge sulla sicurezza voluta da Pechino. Ma nessuno sapeva ancora esattamente quali reati riguardasse, e con quali pene
Numeri a Hong Kong. Ieri, 1° luglio 2020. 23esimo anniversario del passaggio dal Regno Unito alla Cina. Durata concordata allora per l’autonomia, “un paese due sistemi”: 50 anni. Sconto che Pechino si è fatto: 27 anni. Già arrestati a un certo punto delle manifestazioni di ieri: 180. La legge sulla sicurezza entrata in vigore il 30 giugno, alla vigilia, era ieri operante, ma nessuno, compresi i manifestanti, sapeva ancora esattamente quali reati riguardasse, e con quali pene: le previsioni andavano dai 10 anni all’ergastolo. Il tempo cinese è un’opinione – del partito. Il 15 giugno, qui, in un dialogo col cardinale vescovo emerito di Hong Kong, Joseph Zen, Matteo Matzuzzi ha ricordato l’opinione del Papa Francesco sul suo confratello cardinale Zen, alla Reuters nel 2018: “Penso che il cardinale Zen sia un po’ spaventato, forse l’età potrebbe avere un po’ di influenza in questo. E’ un brav’uomo. E’ venuto a parlarmi, io l’ho ricevuto: è un po’ spaventato. Il dialogo è un rischio, ma io preferisco il rischio alla sconfitta sicura che si avrebbe con la rinuncia al dialogo. In riferimento al tempo, qualcuno ha fatto menzione del ‘tempo cinese’. Io penso sia il tempo di Dio. Avanti”. I due protagonisti più famosi da noi dell’epopea di Hong Kong sono Joshua Wong e il cardinale Zen. Joshua Wong ha 23 anni, è già andato dentro e fuori dalla galera, e ieri manifestava. Ha detto: “Non ci arrenderemo mai”. Il suo mai può avere un lungo futuro, lungo come un ergastolo. Per l’altro oltranzista, il cardinale Zen, 88 anni, il dubbio sulla nuova legge, se costasse 10 anni o l’ergastolo, era meno influente: dieci anni possono valergli un ergastolo, e avanzargli. Il Papa pensa che sia il tempo di Dio. Io penso che sia il tempo cinese.