E' il ripudio del termine "buonisti" la precondizione per discutere di migranti
Provo sconcerto ogniqualvolta vedo qualcuno abusare di quella parola
Giacomo Papi ha scritto qui un articolo molto bello, intitolato: “I migranti e il rischio di essere tacciati di buonismo”. Vi si esprimeva fra l’altro lo sconcerto per l’impiego del termine “buonisti”, in un’intervista a questo giornale, da parte del responsabile per la sicurezza del PD, Carmelo Miceli. Nel mio caso lo sconcerto è stato doppio, perché ho conosciuto bene – bene, credo – Miceli nella veste di avvocato di parte civile nel processo trapanese per l’assassinio di Mauro Rostagno. Penso che qualunque discussione sul punto dei migranti e su quello delle migrazioni - per distinguere almeno fra le persone e il “problema” - debba avere come condizione preliminare il ripudio della parola “buonisti”, anche solo per inciso (“con buona pace dei buonisti”). E’ una parola d’ordine: alla rovescia.