(foto LaPresse)

Dal taglio dei parlamentari all'abolizione del Parlamento

Adriano Sofri

Cosa risponderebbero gli italiani a una proposta ancor più drastica di quella avanzata nel referendum?

Il cosiddetto taglio dei parlamentari è evidentemente una misura di imbecille demagogia (la demagogia infatti può essere a suo modo intelligente). Il gran successo sta nell’avere costretto i gruppi e i singoli parlamentari consapevoli della sua demagogica imbecillità ad appoggiarla. Il referendum confermativo senza quorum la sancirà definitivamente, offrendo a una minoranza l’occasione malinconica di testimoniare che questa porcheria non si consuma in suo nome. Il Movimento 5 stelle era nato e cresciuto su una lunga serie di precedenti tentativi di coagulare il qualunquismo antipolitico, cui meschinità e corruzione di tanta parte della politica ufficiale avevano dato mano.

 

Nella parodia feticista della democrazia diretta dei 5 stelle era implicito il desiderio di liquidazione della democrazia rappresentativa, che però strada facendo diventò la loro occasione di potere e di collocamento, lasciando dell’iniziale aspirazione alla tabula rasa il piccolo residuo vanesio del taglio dei parlamentari. La prossima volta, il prossimo movimento, vorrà essere più drastico e fare tesoro dell’indigestione dei 5 stelle, e rivendicare senz’altro l’abolizione del Parlamento. Tutto, Senato e Camera (e gli enti locali? Si vedrà…). Forse lo lancerà già oggi il bel programma, a ridosso dei cinque carneadi che hanno riscosso i 600 poi 1.000 euro di sussidio. La crisi della democrazia è il ravvicinamento progressivo della soglia di ciò che si può arrivare a immaginare e dire. Lo dica qualcuno – del resto, l’ho detto io qui, può bastare: e si terrà il primo sondaggio sugli italiani e l’abolizione del Parlamento. Che cosa risponderebbero, gli italiani?